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sabato 16 gennaio 2016

Borta bra, hemma bäst.

Era da 3 anni e mezzo che non andavo a Vicenza, la mia cittá natale e avevo accumulato una gran voglia di rivedere e stare un po´con vecchi amici e trascorrere il Natale con i parenti. 
Volevo lasciarmi andare ed attirare ai migliori richiami che l´Italia sa ancora fare: il buon cibo (tra cui svetta anche la pizza), il vino, la cultura, l´arte e l´italian sytle: lo stile di vita italiano, fatto di spritz, e di tante piccole cose che ti fanno assaporare la vita ad ogni momento del giorno. 

Il tutto peró senza farmi coinvolgere dagli aspetti negativi del Belpaese e che mi hanno fatto andare via. Non volevo assolutamente farmi coinvolgere in alcun modo in discussioni di politica o sulle vicende di cronaca nazionale e locale, come i buchi creati da alcune banche che hanno portato alla svalutazione dei risparmi di migliaia di innocenti risparmiatori. A Vicenza poi di gabbati ce n´é almeno uno per famiglia perché si sono concentrati sia il buco di Banca Popolare Vicentina, sia quello di Veneto Banca. La tempesta perfetta. E´incredibile che la cittá non si sia trasformata in una cittá fantasma con le balle di paglia che attraversano Corso Palladio, cosí come é altrettanto incredibile che nessuno sia finito in galera. Ma di questo non volevo parlare con nessuno. 

Non volevo fare domande sulla disoccupazione o, in generale, sulla crisi economica (e di valori) che ha colpito gli italiani. Primo perché é brutto chiedere delle disgrazie, secondo perché é altrettanto brutto tornare e fare paragoni tra la Svezia e l´Italia come per dire che "dove vivo io... ".  Volevo evitare questi discorsi come la peste e ci sono riuscito. Quando alcuni amici mi hanno posto domande specifiche sulla Svezia, io ho cercato di rispondere in modo piú obiettivo possibile, mettendo in evidenza i pregi, ma anche i difetti e le difficoltá che incontra un emigrante. Insomma: ero in ferie. 

Ferie: proprio cosí. E le ferie a Vicenza, la mia cittá, non le avevo mai fatte. 
Era tutto cosí surreale. Passeggiavo per il centro e scattavo decine di foto. Ai palazzi rinascimentali, alle luminarie natalizie che creavano effetti ottici di particolare suggestione. E poi ci si fermava a prendere la cioccolata calda, lo spritz, il cappuccino a colazione. E alla sera era imperativo mangiare fuori, di solito pizza, ma anche pesce o un semplice piatto di pasta ma a casa di amici intimi. Vicenza si era trasformata in un enorme villaggio turistico per me e per la mia famiglia. Malgrado la nebbia e il freddo umido a cui non ero piú abituato. Altro che il freddo svedese: ho patito di piú quello padano. Ma chi se ne importava: ero in ferie e non dovevo mica fare il bagno. 

Mi ha ferito sentire i racconti di amici che vivono nell´incubo di perdere il lavoro (perché non ce n´é altro) o di altri che impazziscono di burocrazia o di ingiustizie varie. Io stesso in una settimana solamente ho avuto due disavventure da italica burocrazia ed inefficienze varie ma non sto qui a raccontarvele.

Per la prima volta in vita mia sono andato di mia iniziativa al teatro Olimpico. Non c´era quasi nessuno e mi sono seduto lí, per mezz´ora, sulle gradinate a fissare il capolavoro che avevo a 1 km da casa ma che apprezzo solo ora che sono diventati 2000. Ho fatto un sacco di foto, ma non ce n´é una che renda giustizia. Allora ho provato con un video.

Improvvisamente mi é venuta voglia di andare a visitare anche altre cittá e dovrei pianificare anche altre gite, magari nei weekend. Anche se purtroppo ora no che sto mettendo da parte i soldi per dei progetti a breve termine. Ma mi stupisco di me: non avevo mai provato questa sensazione prima: una improvvisa voglia di visitare l´Italia.

E´ancora piú comprensibile peró la sensazione di "casa" che ho avuto all´arrivo all´aeroporto di Skavsta. Ero a casa. Come dicono gli svedesi: borta bra, hemma bäst, cioé si sta bene via, ma meglio a casa.