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domenica 4 ottobre 2020

Il quadro svedese

 


Ve lo ricordate questo aggeggio? 

Si chiama quadro svedese. Ai miei tempi (detto cosí sembra il secolo scorso, ed effettivamente lo era) si trovava attaccato alle pareti delle palestre delle scuole. Io lo ho avuto nella palestra della scuola media ed in quella della scuola superiore. 

Mi ricordo che lo abbiamo usato un paio di volte. L´insegnante, che poi a chiamarlo insegnante bisogna avere coraggio perché non ci ha insegnato un tubazzo, ci fece fare un esercizio in cui dovevamo infilarci in un quadrato, afferrare la base del riquadro piú alto con le mani in modo opposto, cioé una rivolta in avanti e una rivolta all´indietro, quindi avvitarsi ed infilarsi sul buco successivo. 

E io pensavo che gli svedesi fossero abilissimi nel fare quello ed altri esercizi contorsionistici. Insomma, se si chiama quadro svedese, ci sará un motivo, no?

 Ecco, sono passati piú di 30 anni. Ora ci vivo in Svezia ed ho una figlia che pratica il basket. La accompagno quasi tutti i weekend in giro a fare partite e cosí vedo una marea di palestre. Alcune recenti, altre degli anni ´70. Ma una cosa che ho notato é che il quadro svedese non c´é MAI !!!

Allora ho pensato che forse una volta era piú diffuso, ma poi anche loro hanno cominciato ad usarlo un paio di volte e a perdere interesse e lo hanno tolto. E quindi ho chiesto ai nativi locali. Ho cercato una foto sul telefonino e tra una partita e l´altra ho chiesto se avessero mai visto un aggeggio del genere. Hanno preso il mio telefonino, zoommato, esaminato, mi hanno fatto domande tipo "a cosa serve?" oppure "ma é fatto di legno?" o "ma é attaccato al soffitto?". Insomma, domande tipiche di chi lo vedeva per la prima volta. E poi la conferma: mai visto. 

Ma allora perché si chiama quadro svedese? 

Perché lo inventó nel 1813 uno svedese di nome Ling. Lo stesso che inventó anche la spalliera (che infatti in croato si chiama scala svedese). Ho trovato in internet gli atti di un convegno sul quadro svedese del 2010. Recentissimo. C´é scritto che é rimasto in uso in Svezia e Germania fino ad una decina di anni fa. Non mi risulta. O almeno non in Svezia. 


sabato 25 luglio 2015

Campionato europeo XCO 2016

A tutti gli appassionati di mountain bike comunico che l´anno prossimo si svolgerá in Svezia, a Huskvarna il campionato europeo XCO 2016.
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mercoledì 31 luglio 2013

Sport improbabili


Sabato pomeriggio il tempo era incerto. E allora dove andare? in mancanza di altre idee rapide e convincenti, l´unica rimasta era quella di andare a controllare nel sito del comune perché il comune di Norrköping é sempre molto attivo nell´organizzare eventi di vario tipo. E c´é sempre qualcosa che magari non ci hai mai pensato, ma che inprovvisamente ti interessa. O che almeno ti incuriosisce, dai, diciamo cosí.
E allora mi attacco al pc, che a casa mia é sempre acceso, e cosa mi trovo? che a Norrköping c´erano i campionati mondiali di freesby. Esistono veramente? E´la prima domanda che mi sono posto pure io. 
Ci sono per davvero e scusate la mia ignoranza, non li conoscevo. Ho scoperto cosí che ci sono pure diverse specialitá: il tiro piú lontano, il freestyle e il doppio. 
Ecco, io sono arrivato in un prato vicino a casa mia, beh, qui é tutto "vicino", in cui era appena iniziata la finalissima per stabilire i campioni del mondo di freesby nel doppio. Esatto in pratica ci sono due giocatori contro altri due. I quattro in campo erano tutti americani, quindi non si va per nazionalitá, ma per squadre. 
E´stato bello cercare di capire le regole guardando questi giocatori che si scambiavano con notevole maestria dei tiri di freesby che erano a volte lenti a parabola, altri veloci e diretti. 
Veramente interssante. Ma la cosa interessante é che a Norrköping c´é questo prato pubblico in cui c´é un vero e proprio percorso permanente per tiri col freesby. Tipo il golf, con tanto di buca finale e par. Mi viene quindi il sospetto che qui in Svezia il freesby sia un passatempo/sport molto piú diffuso di quello che un immigrato italiano con la testa sulle nuvole possa pensare. E io che giá mi immaginavo di partecipare ai prossimi campionati mondiali ... 
Non c´é verso: devo inventarmi uno sport tutto mio se voglio risaltare in qualche modo. Ma quale? 
La palla tamburello la hanno giá inventata. 
Il ping-pong a soffio lo hanno giá inventato. 
Il rafting con bambola gonfiabile lo hanno giá inventato.
Il lancio del cellulare lo hanno giá inventato. 
Lo snorkeling improbabile in acque paludose lo hanno giá inventato.
Ma un giorno troveró la mia vocazione, vedrete.








sabato 22 giugno 2013

L´immigrato nel pallone


Io e il calcio non siamo mai andati d´accordo. Non ci capisco proprio una mazza. 
Ci ho provato, eccome se ci ho provato. Se nasci in un paese dove quasi tutti si considerano allenatori e gli altri giocano per davvero, non puoi sottrarti dal provare a giocare con amici, ma é sempre stato un disastro. E cosí non solo non ne parlo, ma nemmeno lo pratico. Anche perché il calcio sembra un gioco elegante dove l´abilitá sta nel togliere la palla all´avversario con un elegante gioco di gambe, per poi correre verso la porta avversaria, driblando gli avversari e tentare il punto. Invece corri per mezz´ora su e giú dalla traversa e quando finalmente qualcuno si degna di passarti la palla arrivano in tre della squadra avversaria a massacrarti le caviglie. Prendere la palla ha infatti uno scopo secondario. Eccheccacchio. Eppoi non ci capisco di gioco, fuorigioco, modulo all´italiana, 4+4+3 o 7x2. 

Anni fa ho avuto l´onore di conoscere Paolo Rossi, per lavoro. Eravamo io e lui, da soli, in un ufficio. Sbrigate le scartoffie, sulle quali invece sono piú bravo io, c´é stato un attimo di imbarazzante silenzio. Il mio cervello ha ordinato alla bocca di dire qualcosa di intelligente a sfondo calcistico. Ma cosa poteva mai dire di intelligente al campione del mondo di calcio e pallone d´oro? Le labbra si sono aperte ed hanno pronunciato la frase: "lo sa che io abito vicino allo stadio? risco anche a vedere le palle piú alte". Paolo Rossi con uno sguardo che faceva percepire il suo pensiero "qualcuno mi salvi da questo imbecille" ha commentato "sono le rimesse del portiere". Io ho avuto l´intelligenza di capire che dovevo dileguarmi alla velocitá della luce e cosí ho fatto. Salutato e via. 

E´vero. Abitavo vicino allo stadio, ma ci stavo alla larga. Nemmeno il tifo da stadio mi piace. Proprio non c´é feeling. Sono stato una sola volta allo stadio, da piccolo con mio padre. Mi portó lui perché non si capacitava che tutti i bambini giocavano a calcio e io no. Mi sono addormentato sulle tribune. 

Credevo che non ci sarei piú ritornato in tutta la mia vita. E invece mai dire mai. E la settimana scorsa ho avuto due biglietti omaggio per la partita di calcio del Norrköping contro il Göteborg. Coincidenza vuole che ancora una volta abito vicino allo stato. Non faccio apposta, giuro. Avevo deciso di non andarci, anzi, avevo anche cercato di spacciarli, ma poi la figlia ha insistito e sono andato con lei. 
E´stata una sorpresa. Il calcio in Svezia é considerato uno sport popolare che richiama famiglie intere, vecchietti col carrello per sostenersi in piedi, bambini in gita scolastica, ecc... 
E´un pullulare di bandierine e sono tutti tranquillissimi. Non c´é certo il pericolo di scontri e violenze. Gli ultras, come si vede anche nella foto, sono rilegati in un angolino. Insomma, sono piacevolmente sorpreso. Anche la piccola si é divertita a fare il tifo per il Norrköping. 

E´stata la mia seconda volta allo stadio e per la prima volta in Svezia e non escludo che non ce ne siano delle altre in futuro. 

lunedì 4 marzo 2013

Vasaloppet


A me il fondo non é mai interessato. Ho avuto da piccolo un paio di esperienze traumatizzanti e da allora non ho piú voluto sentirne parlare. 

Qui in Svezia é uno degli sport piú popolari e la manifestazione piú rappresentativa e famosa é il Vasaloppet. Una gara che si svolge nel Dalarna, una regione che si trova proprio nel cuore della Svezia. 
E´la gara sciistica piú lunga del mondo: 90 km. Avete letto bene. 
Ci partecipano circa 15000 persone ogni anno, nella prima domenica di marzo. Ci sono i professionisti che partono ovviamente per primi con l´intento di vincere. Ma la stragrande maggioranza dei partecipanti partecipa solo per dire "io c´ero" e per loro é giá tanto arrivare al traguardo. E ci credo. 
Tutti gli altri svedesi, invece, seguono la gara in televisione, dove si puó confidare in una diretta continua. O almeno cosí mi hanno detto, perché io certo non sono andato a controllare. Anche della TV ho esperienze traumatizzanti. 

A distanza di quasi 7 mesi che sono qui qualcosa comincia a cambiare. Forse mi sto facendo influenzare dall´ambiente e comincio a nutrire un po´di simpatia per questo sport. Forse l´anno prossimo faró il mio primo chilometro in terra svedese. O forse seguiró la prima gara comodamente seduto sul divano di casa. Sempreché nel frattempo il divano non mi procuri qualche trauma.

venerdì 8 febbraio 2013

Mai dire badminton


Qui in Svezia é molto frequente praticare qualche sport. Gli svedesi sono molto salutisti anche se questo non é molto compatibile con la quantitá di grassi che ingeriscono. Comunque, dicevo, praticano molti sport e anch´io volevo cimentarmi in qualcosa. 

Un amico italiano residente qui l´anno scorso mi aveva invitato a provare il Badminton. Cos´é? Avete presente quel gioco che si fa in spiaggia con quelle racchettine stile anni ´60 e quella pallina con la retina che sembra lo sputnik ? Ecco é uno sport vero e proprio. Se questa informazione vi stordisce, allora tenetevi aggrappati alla sedia e prendete i sali: il badminton é anche disciplina olimpica. 

Pazzesco vero? A questo punto possiamo fare disciplina olimpica anche il gioco della briscola. Ci sono certi giocatori che quando scartano alcune carte importanti riescono ad imprimere una quantitá di energia tale che a volte viene studiata dagli scienziati del CERN. Qui in Svezia potrebbe funzionare: lo chiamerei "il gioco a carte di Thor". 

Comunque, tornando al mio amico, io negai l´invito e mi promisi che io a badminton non ci avrei giocato MAI !!!. 

Ecco, ieri ho avuto la prima lezione.