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mercoledì 7 ottobre 2015

Che lavoro che 6

Tutta la stampa italiana ha riportato o sta riportando la notizia: in Svezia si lavorerà solo 6 ore al giorno. Vi butto un po´di link a caso, i primi che trovo, questo qua, quest´altro e pure questo. Ma ce ne sono a decine. 

Sará, ma io questa rivoluzione non la vedo. Io lavoro in una azienda enorme e non ne ho sentito parlare. Nemmeno i miei amici hanno parlato di questa cosa e pensare che lavorano tutti nel settore pubblico o para-statale. 

Comunque, non metto in dubbio che sempre piú aziende decidano di diminuire le ore di lavoro in cambio di una maggiore produttività degli impiegati che si sentono piú contenti e soddisfatti del lavoro e della vita privata che puó essere affrontata con maggiore energia (per aver lavorato meno) e in piú tempo, ovviamente. 

Apprezzo questa cosa e la condivido, ma mi domando: é tutto oro quello che luccica? No, perché ho notato che il mondo del lavoro é molto diverso da quello italiano. (te pareva, che non capitavo lí). Qui in Svezia si lavora moooooolto calmi. Di media, intendo. Poi ci sono i periodi di picco che sono periodi in cui gli svedesi sbuffano per lo stress e alcuni si mettono in malattia per stress (alcuni giorni), ma loro non sanno che quei giorni corrispondono alle fasi meno incasinate di un qualsiasi lavoratore italiano.  Vuol dire che siamo piú produttivi? Esattamente il contrario. Noi siamo costretti a sopperire a deficienze croniche del sistema che ti impone adempimenti burocratici inutili in dosi massicce, oltre a miriade di problemi dell´ultimo minuto per la merce che non arriva, per la carta che manca, per la fotocopiatrice rotta, per lo sciopero dei benzinai, per la notifica che ti arriva di un cliente che fa causa, i fornitori che chiamano per sapere quando é che li paghi e la banca che ti manda gli insoluti dei clienti con una richiesta di rientro fido. E chi piú ne ha piú ne metta. 

In Svezia tutto questo non succede o quasi. Merito di una buona, anche se non perfetta, organizzazione. Ma torniamo ai carichi di lavoro. Il lavoratore medio, dicevo, é alquanto rilassato e si concentra solo sui propri compiti senza preoccuparsi di quelli altrui o la necessità di fare 4 cose contemporaneamente, che, é dimostrato, richiede piú tempo nel complesso ed é quindi anti-produttivo.

E qui viene il bello. Gli svedesi ci tengono tantissimo anche ad organizzare e pianificare nel lungo periodo. E cosí si fanno riunioni su riunioni che quando ho iniziato a lavorare, 9 mesi fa, mi sembravano una colossale perdita di tempo ed invece funzionano. Si fanno riunioni per qualsiasi menata. Addirittura se ne fanno certe in cui ci si siede intorno al tavolo e ci si domanda: cosa possiamo fare per migliorare l´azienda e/o sponsorizzare il nostro dipartimento agli altri? E si fanno riunioni solo per stabilire l´ordine del giorno della riunione successiva, ma a lungo termine i risultati arrivano. Ho cominciato a capirlo solo di recente.  

Posso stimare che circa un 20% del mio tempo lavorativo possa sembrare perso ad un italiano, ma non é cosí. E qui mi sovviene spontanea la domanda: ma non é che la riduzione di tempo dalle 8 alle 6 ore giornaliere non vada a risicare questo tempo che sembra di troppo? Non credo, ma é giusto porsi delle domande. 

martedì 23 aprile 2013

Post 113


Questo é il post numero 113 e mi ispira raccontarvi una delle ultime lezioni all´SFI. 
No, non sono stato arrestato, si parlava dei numeri di emergenza. L´insegnante ci spiega che in Svezia esiste un numero per qualsiasi tipo di emergenza: il 112. Come tra l´altro in molti altri paesi europei. Si chiama il 112 per tutto: furti, incidenti, sangue, morti, köttbullar, incendi, tutto quello che comporta una urgenza, insomma. 
Tipo una decina di giorni fa é stata arrestata Pippi Calzelunghe per aggressione al suo coinquilino. Furbo anche lui peró ... Vabbé stavo dicendo del 112. Allora l´insegnante mi chiama e mi dice di spiegare invece come funziona in Italia. 

Cominciamo bene. Ho esordito dicendo che in anche in Italia si chiama il 112, ma solo per i Carabinieri. Mentre invece per la Polizia c´é il 113. Che differenza c´é? Mi chiedono i compagni incuriositi. Dico che i CC fanno parte dell´esercito. Domanda: ma se c´é una emergenza avete bisogno di chiamare l´esercito? Non sono in grado di rispondere. Passo al 114 che non me lo ricordo piú, mi sembrava fosse quello per l´infanzia, ma non ne ero sicuro. Ho verificato poi che avevo ragione, ma intanto gli altri si guardavano stralunati: emergenza infanzia? Sono passato sbrigativamente al 115 che, dico orgoglioso, é il numero dei Vigili del Fuoco. 

L´insegnante e i compagni tutti cominciano a stralunare per cui la prima li scrive sulla lavagna per fare un po´ di ordine e giá qualcuno comincia a domandarsi: ma ve li ricordate tutti? 

Io continuo imperterrito nell´elencazione. Dico che c´é il 116, ma anche quello non me lo ricordo. Strano, pensano loro. E poi c´é il 117 che é la Guardia di Finanza. Cos´é? mi domandano. E´ l´organismo che si occupa di fare i controlli sui pagamenti delle tasse, ho detto generalizzando appositamente altrimenti mi andavo a ficcare in un ginepraio da cui non ne sarei uscito piú. E l´insegnante mi domanda: ma allora avete un numero per skatte akut (emergenza tasse)? E in quali casi lo usate? Panico. E che dovevo dire?  L´ho buttata sul ridere dicendo che probabilmente non lo sanno neanche loro. Ma tanto ridevano giá tutti. 

E poi continuo con il 118, finalmente un numero serio nel senso che non dá adito a fraintendimenti: emergenza salute. Il pronto soccorso. Ma non basta a placare il clima di ilaritá che si é diffuso in classe e anche nell´insegnante che in quel momento non sembrava piú tanto svedese da quanto si sganasciava dal ridere. Nessuno ci aveva capito niente di quella lezione. E io in quel delirio mi sentivo proprio a casa.