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venerdì 2 settembre 2016

Svezia 3.0


Sj regionaltåg 2112, mot Katrineholm, Eskilstuna, Sala, med avgångstid 6:32 inkommer strax till spår 7a.

Questa é la frase dell´altoparlante della stazione di Norrköping che io ho sentito tutte le mattine per un anno e mezzo fino a l´altro ieri. Annunciava l´arrivo del mio treno. 

Ho trovato su Youtube un video che mostra l´arrivo di un treno sullo stesso binario e nella stessa direzione di quello che prendevo io tutte le mattine alle ore 6:32. C´é pure un po´di neve. Ed io quel binario lo ho visto con tutte le condizioni meteo possibili immaginabili: neve, pioggia, vento, caldo, nebbia e poi in pieno giorno e in piena notte. Ma sempre alle 6:32. E pensare che quando prendevo il treno lo facevo dopo aver pedalato per alcuni chilometri da casa. Che poi a me piace pedalare, ma cosí presto la mattina, a meno venti, col buio, oppure sotto la pioggia e per andare a lavorare, insomma, bisogna essere molto motivati. 

Ed io di motivazione ne avevo a secchi. Perché era il mio primo lavoro in Svezia. Quello che é difficilissimo da ottenere. Poi gli altri arrivano facilmente, perché hai una referenza svedese. Poi ero motivato perché lavoravo alla Volvo, un marchio che non ha bisogno di presentazioni. E poi i colleghi con i quali ho creato un ottimo team affiatato.

Ma come avrete intuito, ho cambiato lavoro. Le motivazioni? Perché avevo avuto tre contratti di fila a tempo determinato e allo scadere dell´ultimo che non era piú rinnovabile, mi hanno detto che non c´era proprio la possibilitá di rimanere, a malincuore. E cosí mi sono guardato intorno, ho trovato una stra-ottima alternativa, forse migliore, e ho dato le dimissioni con un mese di anticipo. E proprio in quel momento mi hanno chiesto di rimanere. Che fare? trasferirmi a Eskilstuna? Dire di no alla nuova azienda che mi ha stimolato tantissimo da un punto di vista professionale? E cosí a stramalincuore ho detto di no ad un contratto a tempo indeterminato alla Volvo ed ora lavoro in una multinazionale che ha una fabbrica a Söderköping, a 19 km da casa mia. 

La mia vita da ieri é cambiata. Perché impiego solo 25 minuti per andare a lavorare contro le due ore di prima, perché ho ottenuto il tanto agognato contratto a tempo indeterminato (vabbé ho 6 mesi di prova ma confido di non fare casini) e vedo un sacco di cose nuove. Peccato per i vecchi colleghi (e le colleghe), ma anche quelli nuovi sembrano simpatici. 

Mi sento che sono entrato nella fase 3 della mia permanenza in Svezia. In una scala che va da 1 a 3 e che ho elaborato da tanto tempo. La fase 1 era il trasferimento, lo studio della lingua da disoccupato in mezzo a centinaia di profughi capitati lí per sbaglio. La fase 2 era caratterizzata dal primo impiego, ovviamente precario, ma seppur impiego. Ed infine la fase 3 caratterizzata dal fatto che finalmente sono credibile per le banche e comprare casa. Ma per questo ci vorrá ancora un annetto minimo... 

Peró ragazzi che fatica...





giovedì 15 ottobre 2015

La gatta non ci lascia lo zampino

Lavorare in Svezia é una figata pazzesca. 
Fra le tante cose che mi hanno colpito del mondo del lavoro svedese c´é l´attenzione maniacale alle esigenze personali individuali, che ovviamente si sommano a quelle aziendali. Cioé fintanto che non sono in contrasto, perché non accontentare tutti? 

E´talmente difficile da spiegare che voglio provarci in modo emprico: con un esempio. 
Dovete sapere che anche nella azienda dove lavoro é possibile lavorare da casa. Ognuno di noi ha un computer portatile per cui, volendo, lo si puó portare a casa e lavorare in tuta e scalzi. Ovviamente questa modalitá di lavoro va usata solo in occasioni particolari, e non tutti i giorni. 
Una mia collega la settimana scorsa comunica che il giorno dopo avrebbe lavorato da casa e giustifica la scelta (non serve) dicendo che ha comprato un gattino appena nato, di sole 2 settimane, e che, poverino, ha paura a stare da solo. 
E tutti quanti, sottoscritto compreso, a complimentarsi con la collega e ad esprimersi sulla piccola creatura con commenti da vecchie comari al mercato ortofrutticolo. 
Dopo un paio di ore io ero nella mia postazione e stavo scrivendo al computer quando improvvisamente le dita mi si sono bloccate ed ho drizzato la schiena. Mi sono sentito come Homer in questa vecchia puntata: 



"Un attimo!", mi sono detto. Ho una collega che sta a casa per un gattino? Ma ve la immaginate la stessa motivazione portata in una azienda italiana? 
Infatti a me suonavano strano queste cose all´inizio ma ora sono abituatissimo e raramente mi soffermo a riflettere su come sia un mondo cosí diverso da quello italiano. 
Lo so cosa state pensando: che in questo modo uno puó fare il furbetto e lavorare la metá o cazzeggiare su internet, oppure che da noi queste cose non vanno perché abbiamo internet lentissimo, eccetera. E avete tutti parzialmente ragione. La veritá principale é che c´é un´altra mentalitá. Il capo é il primo a gioire se un collega dice di voler lavorare da casa un giorno perché un lavoratore contento é un lavoratore che produce di piú. Non sono mica dei buoni samaritani con scritto "fessi" sulla fronte. 
Quindi la morale é ..... GATTINI PER TUTTI !!!!!




mercoledì 7 ottobre 2015

Che lavoro che 6

Tutta la stampa italiana ha riportato o sta riportando la notizia: in Svezia si lavorerà solo 6 ore al giorno. Vi butto un po´di link a caso, i primi che trovo, questo qua, quest´altro e pure questo. Ma ce ne sono a decine. 

Sará, ma io questa rivoluzione non la vedo. Io lavoro in una azienda enorme e non ne ho sentito parlare. Nemmeno i miei amici hanno parlato di questa cosa e pensare che lavorano tutti nel settore pubblico o para-statale. 

Comunque, non metto in dubbio che sempre piú aziende decidano di diminuire le ore di lavoro in cambio di una maggiore produttività degli impiegati che si sentono piú contenti e soddisfatti del lavoro e della vita privata che puó essere affrontata con maggiore energia (per aver lavorato meno) e in piú tempo, ovviamente. 

Apprezzo questa cosa e la condivido, ma mi domando: é tutto oro quello che luccica? No, perché ho notato che il mondo del lavoro é molto diverso da quello italiano. (te pareva, che non capitavo lí). Qui in Svezia si lavora moooooolto calmi. Di media, intendo. Poi ci sono i periodi di picco che sono periodi in cui gli svedesi sbuffano per lo stress e alcuni si mettono in malattia per stress (alcuni giorni), ma loro non sanno che quei giorni corrispondono alle fasi meno incasinate di un qualsiasi lavoratore italiano.  Vuol dire che siamo piú produttivi? Esattamente il contrario. Noi siamo costretti a sopperire a deficienze croniche del sistema che ti impone adempimenti burocratici inutili in dosi massicce, oltre a miriade di problemi dell´ultimo minuto per la merce che non arriva, per la carta che manca, per la fotocopiatrice rotta, per lo sciopero dei benzinai, per la notifica che ti arriva di un cliente che fa causa, i fornitori che chiamano per sapere quando é che li paghi e la banca che ti manda gli insoluti dei clienti con una richiesta di rientro fido. E chi piú ne ha piú ne metta. 

In Svezia tutto questo non succede o quasi. Merito di una buona, anche se non perfetta, organizzazione. Ma torniamo ai carichi di lavoro. Il lavoratore medio, dicevo, é alquanto rilassato e si concentra solo sui propri compiti senza preoccuparsi di quelli altrui o la necessità di fare 4 cose contemporaneamente, che, é dimostrato, richiede piú tempo nel complesso ed é quindi anti-produttivo.

E qui viene il bello. Gli svedesi ci tengono tantissimo anche ad organizzare e pianificare nel lungo periodo. E cosí si fanno riunioni su riunioni che quando ho iniziato a lavorare, 9 mesi fa, mi sembravano una colossale perdita di tempo ed invece funzionano. Si fanno riunioni per qualsiasi menata. Addirittura se ne fanno certe in cui ci si siede intorno al tavolo e ci si domanda: cosa possiamo fare per migliorare l´azienda e/o sponsorizzare il nostro dipartimento agli altri? E si fanno riunioni solo per stabilire l´ordine del giorno della riunione successiva, ma a lungo termine i risultati arrivano. Ho cominciato a capirlo solo di recente.  

Posso stimare che circa un 20% del mio tempo lavorativo possa sembrare perso ad un italiano, ma non é cosí. E qui mi sovviene spontanea la domanda: ma non é che la riduzione di tempo dalle 8 alle 6 ore giornaliere non vada a risicare questo tempo che sembra di troppo? Non credo, ma é giusto porsi delle domande. 

domenica 22 marzo 2015

Men at work 2


Mi é venuto da aggiungere una cosa al mio precedente post sul mondo del lavoro. Riguarda la gerarchia. 

Se vi trasferite in Svezia, o volete trasferirvi, e parlate del mondo del lavoro con altri italiani che sono giá residenti, costoro vi diranno che in Svezia il rapporto con il "capo" é molto piú amichevole. Ok, ci si dá del TU ma perché la lingua non prevede l´uso del "LEI" ma ci si chiama per nome e non per cognome. Vi diranno che mancano completamente i titoli come dott. o ing. o granfigldiput. di fantozziana memoria. Manca persino il titolo sign. o sign.ra. 

Vi diranno altresí che non é disdicevole uscire con i colleghi il venerdí sera e magari ubriacarsi in presenza del "capo". Anzi, puó darsi che sia proprio lui/lei ad esagerare per primo. Insomma c´é un rapporto amichevole nel mondo del lavoro svedese che appiattisce la gerarchia. 

Questo é vero, ma é solo una mezza veritá. 

Confermo la faccenda del rapporto amichevole. Mi é capitato, per esempio, che quando il dirigente (che é una donna, faccio notare) mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha chiesto se volessi un prolungamento del contratto, ed io ovviamente ho accettato con entusiasmo, lei ha alzato la mano con il palmo rivolto verso di me e mi ha chiesto "give me five!!!". Io sono un po´allergico a queste americanate e ci ho messo una frazione di secondo a reagire ed ho contraccambiato "al cinque". Avete ragione: é una menata di aneddoto. Ma immaginatevi un ambiente di lavoro con frequenti scene informali tra vari livelli dell´organigramma aziendale. 

E qui arriva l´altra metá della veritá: non é vero che questi atteggiamenti informali appiattiscano l´organigramma. Anzi. Gli svedesi hanno un forte senso della gerarchia, forse in conseguenza del loro forte senso di organizzazione. Mi sono reso conto che quando il capo chiede qualcosa, tutti corrono. Anche se viene chiesto in modo informale ed amichevole, in realtá non é per niente informale né amichevole. La sola presenza del capo in una riunione fa comportare tutti in modo leggeremente diverso. Sono variazioni impercettibili a chi non conosce bene gli svedesi. 

Ci sono quindi delle differenze con l´Italia dove invece il rapporto con il capo é formale oltreché sostanziale. Qui invece é sostanziale ma informale. E mi domando come si fa a licenziare una persona in modo amichevole. Spero di non scoprirlo mai. 

martedì 10 marzo 2015

Men at work



Sin dal primo giorno in cui sono in Svezia, ho avuto la propensione ad incasinarmi la vita seguendo i corsi piú disparati o frequentando gruppi vari. Alcuni utilissimi, altri meno. Fatto sta che, anche se lavoro, ieri sera sono andato fino a Linköping per una specie di convegno/seminario sulla cultura lavorativa in Svezia in particolare raffrontandola con quella di altri paesi e culture. 

Non ne é venuto fuori niente di nuovo. Tutti sanno giá che la Svezia é un paese che integra la donna meglio di chiunque altro o che é aperto alle differenze culturali (non in modo assoluto) eccetera. E´il miglior posto per lavorare per chi ha figli, e anche questo si sapeva. Diciamo che piú in generale in Svezia il lavoratore viene visto come individuo portatore di particolari esigenze, aspirazioni, situazioni fisiche e familiari. Quindi, cosí come é importante che egli adempia ai suoi compiti verso il datore di lavoro che gli dá uno stipendio, allo stesso modo é importante che la sua sfera personale fisica e psichica sia salvaguardata al meglio. Quindi se un collega la mattina manda una email ai colleghi dicendo che ha bisogno di lavorare da casa per assistere ad un  famigliare, o per chissá quale motivazione, non importa, I colleghi (e il capo) non battono ciglio. Quello che conta é che mantenga le scadenze lavorative prestabilite e la macchina organizzativa funzioni senza intoppi. Io nel mio lavoro questo lo vedo quotidianamente. 

Quello invece che avevo notato, anche attraverso il racconto di amici, ma di cui ho avuto una conferma solo ieri sera direttamente da svedesi (che lavorano in primarie aziende svedesi) é che lo svedese medio a lavoro é individualista. Mi spiego meglio: lo svedese ha una fenomenale concezione della societá e dell´organizzazione peró quando gli viene affidato un compito, si concentra solo su quello. E allora? La prima logica conseguenza é che lo svedese, nel mondo del lavoro, non riesce a delegare. Sia nel caso che abbia troppo da fare (capita raramente) sia nel caso in cui sia un collega che gli offre disponibilitá. Esempio: immaginatevi di aver finito i vostri compiti. Noi italiani non siamo capaci di starcene con le mani in mano a non fare niente a meno che non siate parlamentari, e avete il terrore che il vostro capo se ne accorga. Allora andate da un collega a chiedergli se vuole una mano. Giusto? Ecco, in Svezia questo non accade. Lo svedese é molto geloso delle sue mansioni. 

L´organizzazione ha stabilito cosí e ogni cambiamento non é previsto. Per caritá, anche in Italia mi é capitato di offrire aiuto a colleghi e sentirmelo negare ma perché subentrano altri fattori. Per esempio, puó capitare che il collega abbia paura di essere scalzato ed, in effetti, l´ambiente di lavoro italiano é piú competitivo di quello svedese. Come puó capitare che ci sia il timore che il capo lo venga a sapere e che pensi male. Ma in linea di principio é ammissibile che ci si aiuti tra colleghi: siamo abituati a sopperire alle carenze di organizzazione o con le “sfighe” sociali (le ho definite io cosí) con la fantasia, l´improvvisazione e spesso la collaborazione. Non in Svezia: lo avete capito. 

Qual´é il sistema migliore? Non sono in grado di rispondere. Dico solo che preferisco quello svedese, ma che la cosa piú importante é saperlo conoscere. 



domenica 22 febbraio 2015

Come fare un piano B



Come scrissi in un post di dicembre, per emigrare in Svezia senza appartenere ad una categoria super-avvantaggiata come i medici, serve un piano B. Detto piú semplicemente: puntate sulle vostre capacità/titolo di studio/esperienze, ma siate pronti a fare dell´altro, non si sa mai. E questo lo hanno capito in molti che vanno a scrivere in vari forum che "sono disposto a fare qualsiasi cosa, tipo cameriere, operaio, ecc".  Eh, no, così non va. A meno che non abbiate una specifica esperienza in merito. Per quale motivo, per esempio, un ristoratore dovrebbe assumere voi come camerieri che magari non avete esperienza quando invece c´é un esercito di giovani svedesi a cui spetta anche la riduzione dei contributi?  Il piano B non si fa in questo modo. Serve un impegno maggiore, che passa sempre attraverso una qualche forma di educazione (intesa come studio, non come "buone maniere"). 

Ci sono infatti lavori che magari sono abbastanza richiesti e che richiedono corsi più o meno lunghi. 
Un ottimo esempio é quello della undersköterska che equivale alla nostra OSS ospedaliera. E´un lavoro molto richiesto e per iscriversi al costo basta aver terminato l´SFI (io ci misi 6 mesi). Poi il corso dura 2 anni (che diventa 1,5 se hai giá fatto anche il corso SAS grund). In veritá vi dico che anch´io ci avevo fatto un pensierino. 

Se volete fare corsi un po´ piú qualificanti, sappiate che c´é l´imbarazzo della scelta. Alcuni di questi portano a lavori molto richiesti peró mano a mano che aumenta la complessità, aumentano anche i behörighet (requisiti di ammissione). E cosí io avevo puntato ad un paio di corsi a livello post-diploma/quasi universitario, ma solo per iscriversi serve Svenska2 (oltre ad Inglese6 e altre cosette). e il corso di Svenska2 lo ho terminato a dicembre, un attimo prima di iniziare a lavorare, dopo due anni e 4 mesi che sono qua. Capite che i tempi vanno troppo per le lunghe se poi ci volete aggiungere un corsi di altri 2 anni. 

Se poi volete fare corsi univeristari veri e propri, allora vi serve Svenska 3 ... 

Allora io avevo puntato come piano B ad un altro tipo di professione: il taxista. C´é sempre richiesta di tassisti qui in Svezia e per per poter esercitare la professione basta "solo" superare 3 prove teoriche ed una pratica. Ovviamente ora ho lasciato perdere, ad un attimo dalla conclusione e comunque dopo 8 mesi dall´inizio dello studio, ma posso insegnarvi qualcosa a riguardo, anzi ci scriverò un post specifico.  

Se volete sbizzarrirvi da soli a cercare un po´ di info, questo é il sito con tutti i corsi possibili immaginabili mentre questa  é la pagina che misura quanto bisogno c´é (in previsione per i prossimi 10 anni) di tutti i lavori. 




PS: io non modero i commenti perché confido che i commentatori si auto-moderino da soli. 

sabato 31 gennaio 2015

Prime impressioni


Heila.
Ormai sono 4 settimane che lavoro e volevo raccontarvi un po´di cose ma le piú importanti mi sono ancora oscure, tipo cosa devo fare esattamente. 
Allora parto da quelle di secondaria importanza: quelle cioé che restano impresse a uno che non sa perché é lí. 
Innanzitutto mi ha colpito la quasi totale mancanza di carta. Non é colpa dell´ufficio acquisti, intendo che il lavoro é organizzato in modo che non se ne usi. Anche mia moglie mi ha detto che da lei la carta si usa pochissimo, e che ritiene sia normale nelle multinazionali. Io, in effetti, di lavorare in una azienda multinazionale proprio non avevo esperienze precedenti. Per cui io non so se sia normale o meno, rimane il fatto che questo é quello che mi ha colpito. Si tratta di un modo di lavorare completamene diverso che sinceramente non sarei stato in grado di immaginarmi come possibile. 
Pensate che in un mese di lavoro non ho mai stampato un foglio. Ho fatto una fotocopia, una volta, ma solo perché volevo anch´io sulla mia bacheca personale un prospetto con dei codici di rapida consultazione, imitando dunque un collega. 
Come funziona tutto ció? Semplice a dirsi: ognuno ha un computer portatile e su ogni tavolo c´é un dock al quale attaccarlo e l´immagine viene proiettata nello schermo tradizionale (o due contemporaneamente). Ogni volta che uno si alza per andare da un collega o in riunione, si porta via il pc. Anche questo mi hanno detto che é normale, ma per me é una assoluta novitá. 
Come pure mi ha stupito la quantitá impressionante di riunioni che si fanno. Alcune sono pianificative, nel senso che si stabilisce chi fa che cosa. Altre sono informative e un lavoratore spiega i suoi conteggi agli altri colleghi del reparto. Altre sono mirate per portare avanti un determinato progetto o risolvere un determinato problema quindi si riuniscono due di un reparto, uno di un altro, altri due di un altro ancora e cosí via. Altre riunioni sono di ottimizzazione delle risorse e servono per pianificare altre riunioni al fine di forzare ragionamenti che altrimenti verrebbero accantonati sul come migliorare la produttivitá e l´efficienza. A me che ho una mentalitá retrograda mi verrebbe da dire fate meno riunioni, e invece hanno ragione loro, é evidente. 
Un´altra cosa che mi ha colpito sono le scrivanie perché sono alzabili ed abbassabili. Cosí, puó capitare che se ti viene voglia di lavorare in piedi, premi il tasto e tutta la scrivania si alza. Anche questo é una completa novitá: non avevo infatti mai lavorati in piedi ed in alcuni momenti mi fa proprio piacere. Se poi ti arriva un collega, invece di dirgli di cercarsi una sedia, alzi la scrivania e si sta in due in piedi, come su un banco bar. 
Insomma é tutto nuovo. E´un nuovo modo di lavorare, di comunicare tra colleghi, di gestire la mole di lavoro e di fare pausa. Ecco, si fanno due pause caffé (fika) al giorno piú il pranzo. E sono un importante momento di aggregazione. Sopratutto per me. 

giovedì 15 gennaio 2015

Crash test dummy

Buona sera. Buon giorno.O Buona notte. Non ci sto capendo più una mazza. Il fatto è che ho iniziato a lavorare e questo di per sé non ti scombina gli orari. Però io ho trovato lavoro a Eskilstuna e faccio il pendolare in treno. Solo il viaggio in treno dura 1:20 e passo 4 ore al giorno solo spostandomi. Il fatto che fuori è sempre buio, mi sto un po incasinando e siccome questo è il mio primo post scritto in treno, mi sembra che anche il t9 non collabori particolarmente. 
Guardare fuori dal finestrino non serve: siccome fuori è tutto scuro, l'unica immagine che si vede è la mia riflessa e non è un bel vedere.
Dove lavoro e cosa faccio? Mi aspettavo queste domande. Lavoro per una aziendina di nome Volvo. E  non so esattamente cosa faccio. O almeno non ho capito dopo 9 giorni di lavoro. Nel contratto c'è scritto controller, ma sospetto che intendano crash test dummy.

martedì 1 ottobre 2013

AF come ...



Io ci godo in questo blog a raccontare le mirabolanti performance della pubblica amministrazione svedese. Anche perché so che i lettori sono italiani e quindi si fanno i confronti con l´Italia da soli senza che mi sporchi le mani io. Anche perché la tastiera é giá impolverata di suo... 

Beh, stavo dicendo che scrivo spesso delle pratiche che si fanno on-line, della gentilezza e disponibilitá degli impiegati, ... anche se qui dovrei spezzare una lancia (che non ho) a favore dei dipendenti pubblici italiani perché tutti quelli che ho conosciuto in vita mia sono persone gentili, disponibili e cordiali e nella maggioranza dei casi anche ottimi lavoratori. Peró in Italia, credo io, il sistema non permette al singolo di metterci "del suo". Come fa un impiegato pubblico ad aiutare un utente se in quel momento dietro di lui c´é una fila infinita di gente sfinita da moduli, bollettini postali, marche da bollo e cose senza senso come autocertificazioni improbabili dove tu puoi dichiarare qualsiasi cosa, anzi devi, tipo che tu sei tu e se percaso dichiari che sei qualcun´altro questo ha piú valore della tua stessa carta di identitá che peró deve essere accuratemente rinnovata ogni 5 anni sennó non vale. E che dire di quelli che devono insegnare ad usare un computer senza averne uno o, peggio, senza saperlo neanche loro. E che dire di quelli che magari propongo al loro capo dei miglioramenti e quello risponde che anche lui, a sua volta, non puó modificare la gestione dell´ufficio in base al capitolo ..., paragrafo ... comma ... e tutto sommato chissenefrega. 

Beh, insomma, qui in Svezia gli svedesi sono come gli italiani su molte cose, ma organizzati diversamente. Tutto qui. C´é peró una grande eccezione. Si chiama AF come ArbetsFörmedlingen ovverosia l´ufficio di collocamento svedese. Una catastrofe. Anche lí sono tutti gentili e sorridenti ma non ne ricavi un ragno dal buco. No, non ci sono buchi: é un modo di dire. Tale ente gestisce il sito internet attraverso il quale passano il 30% degli annunci di lavoro (me lo hanno detto loro stessi) e contano migliaia di impiegati. Che cosa facciano poi esattamente non si sa perché non ho mai sentito nessuno che abbia trovato lavoro grazie a loro. Quando hai bisogno di qualcosa, contatti il tuo handläggare di riferimento che se sei fortunato ti risponde alla tua email. Se invece non ti risponde, come é probabile, vai di persona e ti dicono che devi scrivere alla tua handläggare che dev´essere un lavoro di merda perché io in un anno ne ho giá cambiate 3. Allora ti danno un telefono in mano e ti fanno chiamare il suo ufficio sapendo perfettamente che nessuno risponderá. Poi ritorni, riesci a parlare con qualcuno fisicamente che ti dice che non puó fare nulla. A prescindere da quello che chiedi perché la stessa identica esperienza la hanno avuta in molti. 

Nella fattispecie io mi sono impegnato questa estate per trovare un praktik. Cioé un contratto di lavoro nel quale l´imprenditore non paga nulla per averti come manodopera gratis per tre mesi. Tu, lavoratore, ricevi invece un sussidio dallo stato di circa 400 euro al mese. Lo so che é poco, ma per me é tantissimo visto che l´unica cosa che mi interessa adesso é entrare nel mondo del lavoro piú che la paga. Insomma, dicevo, un mese fa ho trovato un imprenditore qui in cittá estremamente conosciuto che mi avrebbe aperto molte porte. Contento come una pasqua ho scritto alla handläggare ma inutilmente, sono andato all´AF e lí ho parlato con diverse persone e ognuna mi diceva di parlare con un´altra quasi fossi una sfiga per tutti. Ma loro non sapevano che ho alle spalle 39 anni di esperienza in burocrazia ferraginosa e non mi sono perso d´animo fino a quando non mi hanno detto chiaramente che contratti praktik non li fanno fare piú. E cosí mi é saltato il lavoro.

AF come ArbetsFörmedlingen ma anche come AFfanc....

(detto questo il mio giudizio sulla Svezia rimane entusiasticamente inalterato, se fossero stati un po´piú chiari sin dall´inizio avrei risparmiato un sacco di tempo e di energie, tutto qua) 

venerdì 7 giugno 2013

Desperate houswife


Mia moglie ha trovato un praktik. No, non é un utensile utilissimo per il fai-da-te, ma un contratto di lavoro pensato per gli desperate che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. 
In pratica funziona cosí: l´azienda che si prende il praktikant non lo paga, ma in compenso lo stato gli da un rimborso spese che non so esattamente ma dovrebbe aggirarsi attorno ai 400 euro al mese. Ovviamente questi contratti hanno una durata molto limitata, mi sembra 3 mesi. 

E perché tu no? starete pensando voi che ragionate in termini di utensili per il fai-da-te. Ebbene non lo so esattamente. Quando sono venuto qui in Svezia, sapevo di questa cosa dei praktik e sinceramente ci contavo moltissimo. Ma é perché ragionavo con mentalitá italiana: cioé, in Italia se uno si presenta in un´azienda offrendosi di lavorare gratis, l´imprenditore non ci pensa due volte. A costo di licenziare un padre di famiglia con 35 anni di anzianitá, o piú semplicemente un co-co-pro da 600 euro al mese. Il praktikant, mi aspettavo, verrebbe preso all´istante anche a costo di fargli fare il lecca-francobolli, o l´addetto fotocopie. In Svezia no. Se un imprenditore si prende in carico l´onere di avere nell´organico un praktikant, anche se per soli 3 mesi, vuole garantirgli delle mansioni da svolgere il che é impossibile perché il Svezia, da quello che ho capito io, é tutto organizzato, anche nell´attribuzione delle mansioni da svolgere. Eppoi ci si aspetta che chiunque in azienda (negli uffici) abbia la propria scrivania, il proprio pc, eccetera. 

Peró c´é di bello che se mia moglie comincia a lavorare, finalmente, ci guadagno pure io. Non intendo in termini economici, ma familiari. Sono stato infatti appena promosso e sono salito di un livello nella gerarchia familiare fino al livello hemmafru, cioé casalinga. Il che fa pure molto swedish style
L´altro ieri ho cominciato a prendere confidenza con la lavatrice e l´asciugatrice (necessaria in Svezia) con risultati catastrofici, ma impareró. Per quanto riguarda la cucina devo solo riprendere il lustro di un tempo che fu, quando mi dedicavo a sperimentare sempre nuove ricette ed ero gastronomicamente autosufficiente. Una cosa invece che non impareró mai sono i fotomontaggi, ma provateci voi con paint

mercoledì 17 aprile 2013

Occupato

Pensate ad un bagno pubblico. Lo potete trovare occupato oppure il suo contrario che é ... libero. Appunto, non disoccupato. Il contrario di occupato é libero. 
In economia, invece, spesso il contrario di occupazione é disoccupazione, erroneamente, perché come spiega questo articolo la disoccupazione misura solo quelli che non hanno un lavoro ma che lo cercano.  In Italia c´é tantissima gente, facente parte della forza attiva, che non cerca lavoro per vari motivi (casalinghe, studenti o tutti quelli che proprio hanno perso la speranza di trovarne uno).  

E cosí le classifiche vanno a farsi benedire.
E allora andiamo a vedere la classifica dei vari paesi per livello di occupazione


L´Italia occupa in Europa una delle ultime posizioni per numero di occupati. La Svezia il maggiore. Il che é spiegabile, almeno in parte, al fatto che lo stato aiuta moltissimo le famiglie con prole e questo favorisce le donne che vogliono lavorare, tanto per cominciare. Poi ci sono aiuti per chi rimane senza lavoro dopo una certa etá (55?), eccetera.  E il grafico é del 2011, ora sará anche peggio. Ho letto che nel 2012 in Italia é sparito quasi un milione di posti di lavoro. 

Ma torniamo alla Svezia, valá, che é meglio. La disoccupazione é sostanzialmente giovanile, da quello che ho capito. Fatta quindi di ragazzini appena diplomati e senza esperienza. Si aggiungono a loro anche tutti i rifugiati che arrivano da Siria, Iraq, Somalia, ecc. ma che si mantengono grazie ai sussidi. E sono tanti.
Se fate bene i conti ne resta fuori ancora uno. Ecco, quello sono io.  Se non scrivo in questo blog tutti i giorni é proprio per questo motivo: sono occupato a spedire curricula e studiare.


martedì 26 febbraio 2013

Quando il gioco si fa duro ...


Mi sono seduto sul tavolo da gioco. Ho cambiato tutto quello che ho e il mio avvenire in fiches. Mi sono studiato le regole di un gioco a cui non ho mai giocato ed ho avversari professionisti. E´arrivato il momento. Quello da cui dipende tutto: la ricerca del lavoro. 

In Svezia esiste l´ente di collocamento che si chiama Arbetsförmedlingen.  
E´un enorme database, dove confluiscono la maggior parte delle richieste lavorative di tutta la Svezia. Ma non solo. E´contornato di tutta una serie di servizi di tutoraggio per i disoccupati che vengono seguiti passo passo nella ricerca del lavoro. 

Detto cosí sembra una figata. In realtá non ho mai sentito un italiano residente in Svezia esprimere un giudizio, non dico positivo, ma almeno non catastrofico nei confronti dell´ente di collocamento. Uno pensa: ma di che ci lamentiamo? proprio noi? Vabbé, non spetta a me a giudicare. Ed é per questo che non ho mai scritto niente su questo blog. Volevo raccogliere un po´di esperienze sulla mia pelle e poi riportarvele. Eccole. 

Allora, con un anticipo clamoroso, anzi, che sembrava clamoroso, mi sono andato ad iscrivire all´Arbetsförmedlingen in ottobre: 4 mesi fa.  Dopo qualche settimana mi invitano ad una presentazione in cui spiegano che loro vengono coadiuvati da altre societá esterne che possiamo sceglierci noi (iscritti). Io forse non ho capito molto bene perché 4 mesi fa non parlavo lo svedese come adesso. Cioé: lo parlo male anche adesso, ma 4 mesi fa ovviamente peggio. A me questa cosa dei consulenti esterni mi sembrava una vaccata e non ho fatto nulla anche perché avevo paura di complicare le cose. Nel frattempo mi assegnano un handläggare: cioé qualcuno che gestisce la mia pratica e che mi fa da referente. La (é una donna) incontro nel corridoio e le chiedo quando ci possiamo trovare che ho bisogno di correggere il curriculum vitae (scritto in svedese). Mi dice di aspettare che mandino loro una lettera, la settimana successiva. Eravamo in ottobre.

In gennaio non ho ancora ricevuto nulla. Mi presento di persona e chiedo della handläggare e mi dicono che non c´é e che posso chiedere anche ad altri, non c´é problema. Ma non é lei il mio referente? mah. Mi fanno parlare con un tizio molto gentile che vede il mio cv e mi dice che é tutto da rifare ma che lui non ha tempo e che devo parlare con il mio handläggare. Ma va? Riesco ad avere una email dell´handläggare e le scrivo una email. Le scrivo per chiederle quando posso passare. Mi risponde: passa pure. Ma io avevo chiesto "quando". Pressapochismo svedese. Vabbé allora vado il giorno dopo e non c´é. Allora le mando un´altra email dicendo "guarda che sono passato" e lei mi risponde dicendo che é meglio che mi affidi ad un jobbcoach
Me ne sceglie lei uno. E´una societá esterna di selezione personale.

 Adesso mi sta seguendo un tizio che vuole che vada da lui un´ora alla settimana. E´da un mese che andiamo avanti. E con l´appuntamento di oggi abbiamo reso definitivo il CV e la lettera di presentazione. Per quanto riguarda la ricerca del lavoro, invece mi devo arrangiare. Altro che selezione del personale. Altro che Arbetsförmedligen. Il tipo mi ha detto che la maggior parte dei lavori si trovano per conoscenze (ahi ahi) o per autocandidatura. 

Ecco sono arrivato qui. Nei prossimi giorni comincio ad inviare curricula. Ora viene il bello. Mi viene in mente la frase di Animal House: "quando il gioco si fa duro ... i duri cominciano a giocare". 

mercoledì 19 dicembre 2012

FAQ: la lingua svedese e il lavoro

FAQ. 
Non é una parolaccia che si utilizza per mandare a quel paese qualcuno. Ma un termine che si trova in molti siti e che é l´acronimo di Frequently Asked Questions. Io ci ho messo anni a capire che molti siti, anche istituzionali, non ce l´avevano con me. 
Ed é arrivato anche per me il momento di raccogliere e rispondere alle domande piú frequenti che mi pongono i lettori del blog. 
Cominiciamo con queste due che sono connesse: 

QUANTO TEMPO SERVE PER IMPARARE LO SVEDESE? 
Come ho giá scritto, a tutti gli stranieri spetta un corso gratuito di lingua svedese. Tempi e modalitá di svolgimento dei corsi variano da comune a comune. Qui a Norrköping, per esempio, sono proprio ben fatti. Io frequento un corso di 3 ore al giorno, ma poi mi impegna anche nello studio individuale. 
Quella dei corsi di svedese per stranieri é una vera e propria industria dell´istruzione. Pensate che solo qui a Norrköping ci sono piú di 800 alunni. 
Tutti i corsi si suddividono in 4 categorie: A, B, C e D. In realtá il meccanismo é un po´piú complesso fatto di spår (binari) e, dei vari corsi, ce ne sono certi di piú lenti ed altri piú veloci. Ma in linea di principio un italiano (che quindi ha dimestichezza con l´alfabeto latino) e che ha una cultura media, dovrebbe posizionarsi senza problemi nel corso C. Sopratutto se dimostra che sa spiaccicare qualche parola. 
Quindi se volete fare come sto facendo io, vi dovete cuccare due corsi, il C e il D. Ognuno di questi dura 4 mesi. Il C va da agosto a dicembre. Il D da gennaio a maggio. Se si dimostra di averne le capacitá, c´é la possibilitá di entrare dopo o uscire prima. Ho un paio di compagne di classe, bravissime, che sono arrivate un paio di mesi dopo l´inizio del corso, hanno recuprato il gap e hanno fatto l´esame con me la settimana scorsa, passandolo pure molto bene. Io ed altri (pochi) contiamo invece di uscire a marzo, quindi un paio di mesi in anticipo sulla natuale scadenza. 
Comque sia, fate conto che vi serve un anno. 
A che livello si arriva alla fine di questo anno? Gli esami sono di manica larga. Ho visto promosse anche delle capre. Ma a voi non interessa il titolo, ma la preparazione, giusto? Ecco, in un anno potete arrivare ad avere un livello di conoscenza che vi permette di parlare/ascoltare/leggere/scrivere dignitosamente bene. Io che sono a metá di questo percorso formativo riesco giá a comunicare in svedese, anche con argomenti complessi. Riesco ad ascoltare la televisione e capire abbastanza. Negli uffici e locali pubblici parlo solo svedese. Ancora in modo incerto e maccheronico, ma ho fatto grandi progressi rispetto a solo 4 mesi fa. Ho ancora un accento che fa schifo, ma un po´alla volta.... 
Finito questo primo anno di studio, non é che saprete lo svedese benissimo, anzi, per il dopoSFI é prevista un´atra serie di corsi chiamati SAS: svenska som andraspråk (svedese come seconda lingua). In essi vi insegnano cose tecniche come il linguaggio per certi particolari tipi di lavoro, ma non sono molto informato in merito. 
Dimenticavo una cosa importante: per poter accedere a questi corsi vi serve il personnummer: il codice fiscale svedese. Per avere il personnummer vi serve il permesso di residenza. Per avere quest´ultimo vi rimando ad un mio precedente post. Se vi va tutto liscio come l´olio vi sevono almeno 6 mesi. Il che non capita mai. 

C´É LAVORO? 
Uffa, lo ho giá detto: dipende da quello che cercate. Se avete certe esperienze o certi titoli vi spianano la strada e in pochi mesi avete giá un lavoro anche senza conoscere la lingua. In altri casi non trovate nemmeno un praktik (praticantato).
I lavori deficitari in Svezia li trovate in questa lista elaborata dal Governo Svedese, mica da un blogger scemonito qualsiasi. Occhio che molti di queste professioni sono regolamentate e quindi che dobbiate richiedere il riconoscimento del vostro titolo di studio e/o abilitá professionali o, addirittura, prendere qualche certificazione in Svezia. Dipende. 
Il lavoro poi é diffuso sul territorio nazionale in modo diverso. La stessa professione puó essere richiesta in una regione e ignorata in un´altra. Per saperlo questo sito é proprio utilissimo: é quello dell´ente del lavoro svedese. Dovete inserire il tipo di lavoro che cercate e vi viene fuori la cartina geografica e l´indicazione di dove é piú o meno richiesto. 


Per oggi basta. Domani risponderó ad un´altra domanda frequente: quanti soldi servono? Anche se la risposta la sapete giá.