sabato 22 giugno 2013

L´immigrato nel pallone


Io e il calcio non siamo mai andati d´accordo. Non ci capisco proprio una mazza. 
Ci ho provato, eccome se ci ho provato. Se nasci in un paese dove quasi tutti si considerano allenatori e gli altri giocano per davvero, non puoi sottrarti dal provare a giocare con amici, ma é sempre stato un disastro. E cosí non solo non ne parlo, ma nemmeno lo pratico. Anche perché il calcio sembra un gioco elegante dove l´abilitá sta nel togliere la palla all´avversario con un elegante gioco di gambe, per poi correre verso la porta avversaria, driblando gli avversari e tentare il punto. Invece corri per mezz´ora su e giú dalla traversa e quando finalmente qualcuno si degna di passarti la palla arrivano in tre della squadra avversaria a massacrarti le caviglie. Prendere la palla ha infatti uno scopo secondario. Eccheccacchio. Eppoi non ci capisco di gioco, fuorigioco, modulo all´italiana, 4+4+3 o 7x2. 

Anni fa ho avuto l´onore di conoscere Paolo Rossi, per lavoro. Eravamo io e lui, da soli, in un ufficio. Sbrigate le scartoffie, sulle quali invece sono piú bravo io, c´é stato un attimo di imbarazzante silenzio. Il mio cervello ha ordinato alla bocca di dire qualcosa di intelligente a sfondo calcistico. Ma cosa poteva mai dire di intelligente al campione del mondo di calcio e pallone d´oro? Le labbra si sono aperte ed hanno pronunciato la frase: "lo sa che io abito vicino allo stadio? risco anche a vedere le palle piú alte". Paolo Rossi con uno sguardo che faceva percepire il suo pensiero "qualcuno mi salvi da questo imbecille" ha commentato "sono le rimesse del portiere". Io ho avuto l´intelligenza di capire che dovevo dileguarmi alla velocitá della luce e cosí ho fatto. Salutato e via. 

E´vero. Abitavo vicino allo stadio, ma ci stavo alla larga. Nemmeno il tifo da stadio mi piace. Proprio non c´é feeling. Sono stato una sola volta allo stadio, da piccolo con mio padre. Mi portó lui perché non si capacitava che tutti i bambini giocavano a calcio e io no. Mi sono addormentato sulle tribune. 

Credevo che non ci sarei piú ritornato in tutta la mia vita. E invece mai dire mai. E la settimana scorsa ho avuto due biglietti omaggio per la partita di calcio del Norrköping contro il Göteborg. Coincidenza vuole che ancora una volta abito vicino allo stato. Non faccio apposta, giuro. Avevo deciso di non andarci, anzi, avevo anche cercato di spacciarli, ma poi la figlia ha insistito e sono andato con lei. 
E´stata una sorpresa. Il calcio in Svezia é considerato uno sport popolare che richiama famiglie intere, vecchietti col carrello per sostenersi in piedi, bambini in gita scolastica, ecc... 
E´un pullulare di bandierine e sono tutti tranquillissimi. Non c´é certo il pericolo di scontri e violenze. Gli ultras, come si vede anche nella foto, sono rilegati in un angolino. Insomma, sono piacevolmente sorpreso. Anche la piccola si é divertita a fare il tifo per il Norrköping. 

E´stata la mia seconda volta allo stadio e per la prima volta in Svezia e non escludo che non ce ne siano delle altre in futuro. 

1 commento:

  1. però ora non esagerare! :-) nemmeno io seguo il calcio. o meglio anni fa seguivo un po', poi mi sono stufato.
    quello che descrivi è come da noi. allo stadio ci vanno a ogni età, comprese molte vecchiette infervorate. gli ultrà sono una minoranza e stanno in un loro settore e i casi di violenza sono comunque una minoranza risicatissima. a udine non se ne ha quasi mai avuto notizie, in tanti anni.

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