sabato 30 gennaio 2016

I miei colleghi sull´immigrazione


Non so se avete notato ma non scrivo mai di immigrazione. E pensare che é l´argomento principale qui in Svezia (stando a giornali e telegiornali). Argomento che sta creando strani pensieri, opinioni, paure tra la gente ma anche squilibri politici e sociali. Io non he ho mai parlato perché, nella vita di tutti i giorni, nemmeno sgli svedesi ne parlano. Ma ci pensano e il risultato si é visto alle ultime elezioni politiche quando il partito di estrema destra (gli SD) hanno preso circa il 15%. Recenti sondaggi li danno al 26/27%. Quasi un terzo della popolazione. 

Peró la gente non ne parla. Anche in ufficio da me, non ho mai sentito parlare di politica in 13 mesi che per me che sono italiano é un record fantascientifico. In Italia basta che piova é giú di critiche contro il governo (che fa di tutto per meritarsele, bisogna dire). 

Fino a ieri. Ieri, durante la pausa caffé é iniziata una discussione, che poi non si é discusso affatto perché erano tutti concordi, che di immigrati ce ne sono troppi. Ma non per il fatto che siano immigrati in sé, ma perché la massiccia ondata arrivata nel 2015 é costituita da persone con una cultura estremamente diversa dalla nostra (svedese). Prima fra tutte le differenze, che spaventa di piú, é la concezione della donna. In molti paesi del medio oriente, infatti, la donna ha un valore sociale che é di poco superiore a quello di animale domestico e questo spiega, insieme alla scarsa scolarizzazione e al fondamentalismo religioso, violenze e aggressioni contro ragazze svedesi (recentemente una ragazza impiegata all´ufficio immigrazione é stata accoltellata a morte da un minorenne, per citare un caso estremo). 

La conseguenza é che le mie colleghe non si sentono piú sicure di girare per strada da sole. E solo ieri si sono confidate durante la pausa caffé che quando criticano la situazione e  si sentono dare delle razziste, vanno in bestia (e per far incazzare uno svedese ce ne vuole). 

La mia silenziosa analisi é che quello che é successo evidenzia la presenza di un limite invalicabile nel "politicamente corretto". Insomma, a tutto c´é un limite. E pensare che siamo solo all´inizio. La Svezia infatti ha scartato la domanda di accoglienza di 80.000 persone. Quindi oltre ad accoglierne una marea, biognerá anche occuparsi di rimpatriare questi ultimi. E qui non funziona come in Italia che danno un "foglio di via" al rifugiato non-accettato con la conseguenza che questo se ne sbatte e resta. No, qui li caricano in un aereo e li rispediscono a casa. Il problema é che sono talmente tanti che anche a farli volare via tutti ci vorranno anni, e senza contare che a molti non sai proprio dove mandarli o il paese di destinazione non li rivuole indietro. Come bisogna pure considerare che molti non se ne andranno e scapperanno perché piuttosto che tornare nell´inferno, é meglio fare i clandestini in Svezia.

Per concludere la discussione di ieri, una collega ha sentenziato e concluso con questi due punti: 
1. se l´attuale governo perderá le prossime elezioni non si deve lamentare
2. noi (svedesi) non ci dobbiamo lamentare della situazione perché il governo attuale lo abbiamo legittimato noi con il nostro voto (io non ce l´ho ancora il diritto di voto per le politiche).

Tutti le hanno dato ragione e sono tornati ai propri tavoli in silenzio. Il livello di educazione civica dimostrato é sorprendente, secondo me.



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