lunedì 12 novembre 2012

Dimmi come ti vesti

Dimmi come ti vesti e ti diró chi sei, anzi, no, da dove vieni.

Da quando sono in Svezia é cambiato il mio modo di vestire. In Italia, d´Inverno, l´abbigliamento tradizionale era composto da camicia e maglione pesante, per l´interno, mentre per uscire una giaccone comprato da Oviesse per 50 euro. Pensate che qualità.
Qui in Svezia, invece, serve un abbigliamento tecnico per uscire da casa: qualcosa che ripari dal freddo, molto freddo, e dall´acqua, se non nevica. Ci ho messo poco a capire che il giubbotto italiano qui non andava un granché bene. E allora, qualche settimana fa, sono andato in un centro commerciale per fare l´acquistone. Una volta individuato uno che mi sembrava poter fare al caso mio (anche preché era a fine scorta ed era scontato del 50%) ho rotto le scatole a tutte le commesse per chiedere se, secondo loro, quel giaccone andava bene per l´inverno svedese.
Per contro mi vesto sempre meno nei locali chiusi: maglietta a maniche corte e una felpetta leggera, o un maglioncino finissimo. Vorrei dire che anche gli svedesi fanno cosí, ma in realtá loro sono tarati in una tacca piú bassa come livello di pesantezza dell´abbigliamento. Un paio di settimane fa ho avuto ospite a cena un ragazzo svedese che con una temperatura esterna di soli 2º si é presentato in t-shirt e una giacchetta super leggera.
Ho notato che quando vedo uno per strada super imbacuccato, molto probabilmente é uno straniero. Io sono a metá strada.

Oggi, in un corso di lingua ho conosciuto uno svedese molto particolare. Grasso e con la barba rossa molto lunga e incolta. Beh, no, forse non era cosí particolare... 
Questo qui mi ha colpito subito perché era vestito pesantissimo, anche se eravamo al coperto. Io, stranamente, ero vestito molto meno di lui. Strano, ho pensato. 
Dopo un po´ho scoperto l´arcano: era sí svedese, ma dallo Skåne: la regione piú a sud della Svezia. Chi viene dallo Skåne, mi dicono, é molto diverso perché ha una parlata stramba (che io ancora non percepisco) piú simile al danese. E allora io lo guardavo e dentro di me mi sono domandato retoricamente: posso dargli del terrone? 

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