martedì 10 marzo 2015

Men at work



Sin dal primo giorno in cui sono in Svezia, ho avuto la propensione ad incasinarmi la vita seguendo i corsi piú disparati o frequentando gruppi vari. Alcuni utilissimi, altri meno. Fatto sta che, anche se lavoro, ieri sera sono andato fino a Linköping per una specie di convegno/seminario sulla cultura lavorativa in Svezia in particolare raffrontandola con quella di altri paesi e culture. 

Non ne é venuto fuori niente di nuovo. Tutti sanno giá che la Svezia é un paese che integra la donna meglio di chiunque altro o che é aperto alle differenze culturali (non in modo assoluto) eccetera. E´il miglior posto per lavorare per chi ha figli, e anche questo si sapeva. Diciamo che piú in generale in Svezia il lavoratore viene visto come individuo portatore di particolari esigenze, aspirazioni, situazioni fisiche e familiari. Quindi, cosí come é importante che egli adempia ai suoi compiti verso il datore di lavoro che gli dá uno stipendio, allo stesso modo é importante che la sua sfera personale fisica e psichica sia salvaguardata al meglio. Quindi se un collega la mattina manda una email ai colleghi dicendo che ha bisogno di lavorare da casa per assistere ad un  famigliare, o per chissá quale motivazione, non importa, I colleghi (e il capo) non battono ciglio. Quello che conta é che mantenga le scadenze lavorative prestabilite e la macchina organizzativa funzioni senza intoppi. Io nel mio lavoro questo lo vedo quotidianamente. 

Quello invece che avevo notato, anche attraverso il racconto di amici, ma di cui ho avuto una conferma solo ieri sera direttamente da svedesi (che lavorano in primarie aziende svedesi) é che lo svedese medio a lavoro é individualista. Mi spiego meglio: lo svedese ha una fenomenale concezione della societá e dell´organizzazione peró quando gli viene affidato un compito, si concentra solo su quello. E allora? La prima logica conseguenza é che lo svedese, nel mondo del lavoro, non riesce a delegare. Sia nel caso che abbia troppo da fare (capita raramente) sia nel caso in cui sia un collega che gli offre disponibilitá. Esempio: immaginatevi di aver finito i vostri compiti. Noi italiani non siamo capaci di starcene con le mani in mano a non fare niente a meno che non siate parlamentari, e avete il terrore che il vostro capo se ne accorga. Allora andate da un collega a chiedergli se vuole una mano. Giusto? Ecco, in Svezia questo non accade. Lo svedese é molto geloso delle sue mansioni. 

L´organizzazione ha stabilito cosí e ogni cambiamento non é previsto. Per caritá, anche in Italia mi é capitato di offrire aiuto a colleghi e sentirmelo negare ma perché subentrano altri fattori. Per esempio, puó capitare che il collega abbia paura di essere scalzato ed, in effetti, l´ambiente di lavoro italiano é piú competitivo di quello svedese. Come puó capitare che ci sia il timore che il capo lo venga a sapere e che pensi male. Ma in linea di principio é ammissibile che ci si aiuti tra colleghi: siamo abituati a sopperire alle carenze di organizzazione o con le “sfighe” sociali (le ho definite io cosí) con la fantasia, l´improvvisazione e spesso la collaborazione. Non in Svezia: lo avete capito. 

Qual´é il sistema migliore? Non sono in grado di rispondere. Dico solo che preferisco quello svedese, ma che la cosa piú importante é saperlo conoscere. 



1 commento:

  1. Io credo che il sistema migliore sia quello italiano...
    Gli svedesi sono assolutamente incapaci di lavorare in gruppo.
    Se lavori, ti fanno mobbing! (a me è capitato - io sono una stakanovista anche perché mi annoio da morire a non fare nulla).
    Ciao

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