domenica 25 ottobre 2015

Ladri di biciclette


E sulle note di questa bella canzoncina di un casino di anni fa, tipo che io ero ancora alle superiori, introduco un argomento topico della Svezia. No, non sono le ragazze e l´aggettivo "topico" vi ha tratto in inganno. Mi riferisco ai furti delle biciclette. 

Degli italiani residenti in Svezia, quasi tutti hanno subito negli ultimi 3 o 4 anni un furto di una bicicletta. 

Vi racconto alcune storie: 
- la famiglia B. un paio di anni fa abitava in centro. Una mattina non hanno piú trovato una delle biciclette che era regolarmente parcheggiata nella rastrelliera di un cortile interno e protetto. Un giorno li invito a pranzo e riconoscono la loro bici parcheggiata davanti a casa mia. Io, subito, giuro di non saperne niente. Loro se la riprendono e la riportano a casa. Il giorno dopo sono andati dalla polizia a ritirare la denuncia. Passano un paio di anni e questi cambiano casa e finiscono in campagna. Mettono un annuncio su un sito di vendite tra privati  per cedere una bici usata di un certo valore, essendo loro appassionati ciclisti. Dopo pochi giorni hanno subíto un furto in garage e solo alcune biciclette sono scomparse. Abbiamo cosí capito che i ladri hanno visto l´annuncio, copiato il numero di telefono, ricercato il nome e l´indirizzo del titolare su internet (qui é tutto cosí trasparente), e colpito a colpo sicuro. 

- alla famiglia DR invece é scomparsa una bici da donna qualche anno fa. Loro non hanno nemmeno fatto denuncia perché chi ci spera piú di trovarla... E invece, dopo un mesetto, ricevono una telefonata della polizia che chiede se, per caso, hanno perso una bicicletta. Ma come facevano a saperlo? E cosí abbiamo scoperto che quando si compra una bici, il negoziante comunica il numero di telaio da qualche parte che poi la polizia ne ha accesso. Figo no? Beh, insomma, 3 settimane fa la moglie della famiglia DR va a lavorare e parcheggia la stessa identica bici all´interno del recinto aziendale che funge da rimessa per bici per i dipendenti. E alla fine del turno non la trova piú. Dopo una decina di giorni, chiama la polizia per chiedere se hanno ri-smarrito la stessa bicicletta di due anni prima. Servizievoli non c´é che dire. (e che culo che c´hanno questi peró). 

- anche ad altri é sparita la bicicletta. Non mi ricordo tutte le storie ma se ne sentono di incredibili. A qualcuno viene rubata persino quando é regolamente inlucchettata dentro la cyckelförråd (la cantina per le biciclette). Pare che molti rubino la bicicletta anche solo per usarla una volta, per utilizzi una-tantum. 

- dimenticavo il sottoscritto. Anch´io ho la mia storia da raccontare. Io uso la bicicletta tutti i giorni per andare fino in stazione (e per tornare anche). A marzo ho dormito fuori (che in lingua svedese ha un verbo apposito: övernatta) per partecipare ad una riunione con i colleghi di due giorni. Bene, l´ho lasciata fuori una notte: sparita. Ed era una bicicletta che mi ero portato dall´Italia, niente di particolare valore, ma insomma, rompe lo stesso. Ho trovato il lucchetto invece, tranciato di brutto.

Secondo me ci sono varie tipologie di ladro, da quello saltuario a quello professionista. E siccome in questo periodo é sempre buio, sicuramente nessuno di loro puó andarsene con la bicicletta rubata canticchiando bello pedalare sotto questo sole, eh ... 



sabato 24 ottobre 2015

Siamo degli sporcaccioni, fuori.

Ho letto questa intervista ad una certa Yvonne, svedese ma con forti interessi per l´Italia, in particolare nel sud. 
Essa ci definisce degli sporcaccioni. Sostanzialmente perché abbandoniamo rifiuti in giro per le strade. 
Copio e incollo un passaggio cruciale dell´intervista: 

«Qui le case non sono rifinite, preservate, non c'è la buona abitudine di fare manutenzione - continua la prof in bici. - Le viuzze secondarie, persino a Reggio, sono pattumiere. Non c'è il senso dell'ordine e della pulizia».
«I calabresi, e in generale un po' tutti gli italiani, ci tengono molto a tirare a lucido la propria casa, mentre per strada smettono improvvisamente di avere cura per la pulizia. In Svezia le case non luccicano come qui perchè la gente lavora e non ha il tempo per far brillare i pavimenti ma in strada ci si può mettere a sedere nudi e mangiare sul prato» 

Sono parzialmente d´accordo. Quello che contesto in questa affermazione é l´assolutismo e quindi la mancanza di spazio alle eccezioni, perché ci sono, da entrambi le parti. Per esempio lei dice che i giovani svedesi sono educati al rispetto ambientale. Sará, e forse é vero, ma é normale trovare carte gettate a terra, sopratutto nei pressi delle scuole. E anche gli adulti non sono mica tutti santi. Mi é capitato di trovare rifiuti abbandonati un po´qua e un pó là. Io che faccio il pendolare in treno, vedo tutti i giorni che lungo la ferrovia ci sono rifiuti abbandonati. Sono riuscito a scorgere anche un wc, in mezzo agli alberi. 

Come non me la sento di dire che tutti gli italiani siano degli sporcaccioni. Purtroppo non conosco la Calabria e nemmeno il resto del sud e non posso fare paragoni nord-sud basandomi solo sulle scene viste qualche anno fa in televisione con i rifiuti abbandonati in tutte le strade di campagna. Anche se mi viene comunque facile pensare che delle differenze in tal senso ci siano. Posso invece confermare che l´abbandono di rifiuti in Italia varia da cittá a cittá, da paesello a paesello, da famiglia a famiglia. Bisognerebbe calcolare una media, ma non so nemmeno se sia possibile. 

Peró una cosa ha ragione questa Yvonne: che lo svedese medio non bada molto alla cura della casa. mi é capitato di entrare in casa di svedesi ed essere imbarazzato per il casino e lo sporco. E pensare che io non sono certo uno schizzinoso. Al contrario le famiglie degli italiani in Svezia che io conosco hanno mediamente delle case in ordine e pulite. Cosí come posso confermare che in generale lo svedese ha piú senso civico e rispetto della cosa comune  (hanno il tasso di raccolta differenziata tra i piú alti al mondo) rispetto ad un italiano che invece appare piú concentrato sulla sua sfera di interessi personali. Mediamente, meglio precisare. 




sabato 17 ottobre 2015

Ti faccio uno swish cosí

Manco dall´Italia da 3 anni (e 2 mesi). A quel tempo la  tecnologia bancaria era arrivata alle chiavette elettroniche. Ogni banca aveva la sua ma in generale si presentavano tutte piú o meno in questo modo (ne ho trovata una su internet):
 L´uso é abbastanza semplice: si accede al sito web della propria banca e quando te lo viene richiesto, tu premi il bottone della chiavetta e ricopi il codice che viene generato. Così hai accesso al tuo conto ed effettuare pagamenti, bonifici, e quant´altro. 

In Svezia ho trovato un sistema simile. Anche qui ogni banca ha la sua macchinetta ma sostanzialmente sono queste: 

Raffigurati sono i 4 modelli delle principali 4 banche svedesi. Alcuni di questi (forse tutti) richiedono l´uso di una carta e possono collegarsi con il computer sia con il cavo che senza. Nel primo caso (con cavo) é necessario installare nel pc un certificato elettronico. Nel secondo invece no, ma serve digitare il codice con la tastierina numerica e restituire quello che appare nello schermo. 

La principale differenza con il sistema italiano é qui in Svezia, tutti questi marchingegni servono anche come ID-leg cioé come carte di identitá elettroniche e dunque permettono di accedere anche ad altri siti, primi fra tutti quelli della pubblica amministrazione. Cosí se devi richiedere un certificato anagrafico, o comunicare la qualunque ad una pubblica autoritá, puoi usare lo stesso meccanismo che usi per accedere al tuo conto corrente. Di conseguenza nessuno ha piú motivo di andare a fare coda negli uffici pubblici. 

Altra novità rispetto al sistema italiano e che quando esegui un acquisto on-line puó capitare che la società venditrice ti chieda, in alternativa alla tradizionale carta di credito, di pagare con questo sistema. Cioè: ti chiedono qual´é la tua banca con un menú a tendina, Una volta selezionata la tua, ti indirizzano verso il sito della tua banca e una disposizione di bonifico appare precompilata. A quel punto paghi con il marchingegno della foto e l´operazione é conclusa (e la merce ti arriva in 1 o 2 giorni). 

Ecco, in questi 3 anni altri nuovi strumenti si sono affiancati, e non so se ci sono anche in Italia, ma non credo. 
Il primo permette di pagare le fatture scannerizzandole con il telefonino. Io lo ho fatto anche questa mattina. 
Spessissimo le fatture hanno tre codici in fondo contrassegnati da simboli come # e < >. Un esempio tratto da internet:

Io ho installato nel mio telefonino la app della mia banca. Inserisco un codice e poi scanno questa riga con la videocamera del telefonino. La app riconosce i tre codici che corrispondono al destinatario della fattura, all´importo e alla causale. Quindi, senza inserire alcun dato, basta premere il tasto esegui e il pagamento é effettuato. 
La fattura che ho pagato questa mattina é quella dell´abbonamento internet e mi arriva via email. La ho aperta a video del personal computer e poi ho usato il telefonino per scannerizzare la fattura a video. Ci ho messo non piú di 10 secondi, senza necessità di copiare dati e codici e quindi senza rischio di sbagliare. Figo no? 

La la cosa piú fika ti tutte é lo Swish.

E´un´altra app che tutte le banche hanno realizzato di comune accordo e permette piccoli pagamenti in modo semplice ed immediato con il telefonino. In pratica funziona cosí: quando installi la app nel telefonino, colleghi di fatto il tuo conto corrente con il tuo numero di telefono. Se vuoi fare un pagamento a qualcuno, dalla app devi solo scrivere il numero di telefono del destinatario del pagamento, o prelevarlo dalla tua rubrica. Ci aggiungi l´importo, ovviamente, un codice segreto di 6 cifre di tua scelta e premi il tasto esegui. 
Ce l´hanno tutti, a prescindere dalla banca scelta. E cosí quando in ufficio si fa una colletta per il collega che ha avuto un figlio, o il rimborso per il pranzo o quello che riuscite ad immaginare, si fa con il telefonino in pochi secondi, senza coordinate bancarie, dispositivi strani, cavetti e sopratutto SENZA CONTANTI. E chi li usa piú? Io in 3 anni ho fatto bancomat una volta sola e non mi ricordo per quale astruso motivo. 

E va bé, starete pensato, chissá quanto costa. ZERO. Sia di installazione che di commissioni. 

Ecco, ora lo sapete, se volete swisharmi qualcosa, io vi comunico volentieri il mio numero di telefono (in svedese é stato coniato il verbo "swishare").


giovedì 15 ottobre 2015

La gatta non ci lascia lo zampino

Lavorare in Svezia é una figata pazzesca. 
Fra le tante cose che mi hanno colpito del mondo del lavoro svedese c´é l´attenzione maniacale alle esigenze personali individuali, che ovviamente si sommano a quelle aziendali. Cioé fintanto che non sono in contrasto, perché non accontentare tutti? 

E´talmente difficile da spiegare che voglio provarci in modo emprico: con un esempio. 
Dovete sapere che anche nella azienda dove lavoro é possibile lavorare da casa. Ognuno di noi ha un computer portatile per cui, volendo, lo si puó portare a casa e lavorare in tuta e scalzi. Ovviamente questa modalitá di lavoro va usata solo in occasioni particolari, e non tutti i giorni. 
Una mia collega la settimana scorsa comunica che il giorno dopo avrebbe lavorato da casa e giustifica la scelta (non serve) dicendo che ha comprato un gattino appena nato, di sole 2 settimane, e che, poverino, ha paura a stare da solo. 
E tutti quanti, sottoscritto compreso, a complimentarsi con la collega e ad esprimersi sulla piccola creatura con commenti da vecchie comari al mercato ortofrutticolo. 
Dopo un paio di ore io ero nella mia postazione e stavo scrivendo al computer quando improvvisamente le dita mi si sono bloccate ed ho drizzato la schiena. Mi sono sentito come Homer in questa vecchia puntata: 



"Un attimo!", mi sono detto. Ho una collega che sta a casa per un gattino? Ma ve la immaginate la stessa motivazione portata in una azienda italiana? 
Infatti a me suonavano strano queste cose all´inizio ma ora sono abituatissimo e raramente mi soffermo a riflettere su come sia un mondo cosí diverso da quello italiano. 
Lo so cosa state pensando: che in questo modo uno puó fare il furbetto e lavorare la metá o cazzeggiare su internet, oppure che da noi queste cose non vanno perché abbiamo internet lentissimo, eccetera. E avete tutti parzialmente ragione. La veritá principale é che c´é un´altra mentalitá. Il capo é il primo a gioire se un collega dice di voler lavorare da casa un giorno perché un lavoratore contento é un lavoratore che produce di piú. Non sono mica dei buoni samaritani con scritto "fessi" sulla fronte. 
Quindi la morale é ..... GATTINI PER TUTTI !!!!!




venerdì 9 ottobre 2015

E´morto Henning Mankell ma non la letteratura svedese


E´morto all´etá di 67 anni lo scrittore svedese Henning Mankell. Famoso per aver creato il personaggio poliziesco nominato commissario Kurt Wallander. 

Leggo su Wikipedia che Mankell trascorse 18 anni della sua vita in Mozambico ed é forse da lí che prese ispirazione per gli unici due libri che ho letto di lui. "Eldens hemlighet" era uno di questi e raccontava di una bambina africana che riesce a scappare con la madre e la sorella dalla crudeltà di banditi che hanno trucidato tutta la loro tribú. Arrivano in un paese ed é qui che riescono a trovare casa in una baracca ma poi un giorno lei e la sorella saltano per aria su una mina. La sorella muore sul colpo e lei perde le gambe. Inizia un lunghissimo e penoso periodo di riabilitazione in cui questa bambina ripete piú volte che purtroppo non potrá piú ballare e camminare come le altre. Punto: finisce cosí. Che uno pensa che da un momento all´altro arrivi il riscatto psicologico e sociale, e invece no. Insomma un normalissimo romanzo svedese. 

Poi ho letto anche il seguito che é proprio uguale. Ovviamente non é stata una mia scelta, ma sono stato costretto quando studiavo al Komvux (la scuola per adulti dove ho studiato svedese). 

Allora mia moglie ha provato piú volte a convincermi a leggere qualcos´altro della letterature moderna svedese, perché lei adora i gialli, e grazie al regalo di una amica ho comunicato a leggere un libro di una "certa" Camilla Läckberg. Nelle prime due pagine del libro si racconta di una ragazza che esce da un bosco dopo una lunga prigionia, privata della lingua, con gli occhi strappati e mutilata anche dell´udito. Finisce sotto una macchina e muore. Dopo 100 pagine non era ancora successo niente, nessuno che indagava, calma piatta. Vengono presentati decine di personaggi, ognuno con i suoi drammi e caratteri spesso di merda. A quel punto ho gettato la spugna. La letteratura svedese non fa proprio per me. Siete fortunati voi che in questo modo non vi racconto il finale come ho fatto per l´altro libro. 

Comunque mi sono convinto che non leggeró mai piú gialli svedesi in generale perché sono opere scritte da psicopatici per gente psicopatica. Chi infatti potrebbe provare piacere nel leggere un cosí elevato concentrato di disgrazie? Decine di milioni di persone mi dite voi, giudicando le vendite. Allora sono io che sono sbagliato. 

mercoledì 7 ottobre 2015

Che lavoro che 6

Tutta la stampa italiana ha riportato o sta riportando la notizia: in Svezia si lavorerà solo 6 ore al giorno. Vi butto un po´di link a caso, i primi che trovo, questo qua, quest´altro e pure questo. Ma ce ne sono a decine. 

Sará, ma io questa rivoluzione non la vedo. Io lavoro in una azienda enorme e non ne ho sentito parlare. Nemmeno i miei amici hanno parlato di questa cosa e pensare che lavorano tutti nel settore pubblico o para-statale. 

Comunque, non metto in dubbio che sempre piú aziende decidano di diminuire le ore di lavoro in cambio di una maggiore produttività degli impiegati che si sentono piú contenti e soddisfatti del lavoro e della vita privata che puó essere affrontata con maggiore energia (per aver lavorato meno) e in piú tempo, ovviamente. 

Apprezzo questa cosa e la condivido, ma mi domando: é tutto oro quello che luccica? No, perché ho notato che il mondo del lavoro é molto diverso da quello italiano. (te pareva, che non capitavo lí). Qui in Svezia si lavora moooooolto calmi. Di media, intendo. Poi ci sono i periodi di picco che sono periodi in cui gli svedesi sbuffano per lo stress e alcuni si mettono in malattia per stress (alcuni giorni), ma loro non sanno che quei giorni corrispondono alle fasi meno incasinate di un qualsiasi lavoratore italiano.  Vuol dire che siamo piú produttivi? Esattamente il contrario. Noi siamo costretti a sopperire a deficienze croniche del sistema che ti impone adempimenti burocratici inutili in dosi massicce, oltre a miriade di problemi dell´ultimo minuto per la merce che non arriva, per la carta che manca, per la fotocopiatrice rotta, per lo sciopero dei benzinai, per la notifica che ti arriva di un cliente che fa causa, i fornitori che chiamano per sapere quando é che li paghi e la banca che ti manda gli insoluti dei clienti con una richiesta di rientro fido. E chi piú ne ha piú ne metta. 

In Svezia tutto questo non succede o quasi. Merito di una buona, anche se non perfetta, organizzazione. Ma torniamo ai carichi di lavoro. Il lavoratore medio, dicevo, é alquanto rilassato e si concentra solo sui propri compiti senza preoccuparsi di quelli altrui o la necessità di fare 4 cose contemporaneamente, che, é dimostrato, richiede piú tempo nel complesso ed é quindi anti-produttivo.

E qui viene il bello. Gli svedesi ci tengono tantissimo anche ad organizzare e pianificare nel lungo periodo. E cosí si fanno riunioni su riunioni che quando ho iniziato a lavorare, 9 mesi fa, mi sembravano una colossale perdita di tempo ed invece funzionano. Si fanno riunioni per qualsiasi menata. Addirittura se ne fanno certe in cui ci si siede intorno al tavolo e ci si domanda: cosa possiamo fare per migliorare l´azienda e/o sponsorizzare il nostro dipartimento agli altri? E si fanno riunioni solo per stabilire l´ordine del giorno della riunione successiva, ma a lungo termine i risultati arrivano. Ho cominciato a capirlo solo di recente.  

Posso stimare che circa un 20% del mio tempo lavorativo possa sembrare perso ad un italiano, ma non é cosí. E qui mi sovviene spontanea la domanda: ma non é che la riduzione di tempo dalle 8 alle 6 ore giornaliere non vada a risicare questo tempo che sembra di troppo? Non credo, ma é giusto porsi delle domande. 

mercoledì 30 settembre 2015

Siamo i watussi

Non mi ricordo se ho mai parlato della dimensione degli svedesi. No, non ho visto un film porno svedese, sto parlando dell´altezza. 

Evvabbé starete pensando, si sa che i popoli nordici sono piú alti. Ma io ho avuto modo di constatare che sono mooooolto piú alti, non solo di poco. Cioé, voglio dire, io sono alto esattamente un metro e 80 e mi consideravo una persona medio-alta. Almeno da quando ho raggiunto questa altezza, in prima e seconda superiore ero il piú basso della classe. Ok, ammetto, mi sono sviluppato un po´tardi e sono ancora giovanissimo, anche se esteticamente non sembra. Vabbé, torniamo agli svedesi. Diciamo che da quando ho iniziato a lavorare mi sono reso conto che la mia statura é medio-bassa, invece. 
I miei colleghi maschi svedesi sono tutti piú alti di me. O almeno quelli con i quali lavoro a piú stretto contatto: lavoro in una multinazionale, non posso certo paragonarmi a tutti. Se poi si considera che io sono particolarmente magro, in confronto agli altri sembro denutrito. 
Anche le ragazze sono decisamente alte. Meno di me, ma molto, comunque. 
E allora cerchiamo un po´di notizie su internet. 
In questo sito si riporta la classifica delle dieci nazioni con la statura piú alta. La Svezia é citata come sesta. 
Esiste anche un blog per persone alte, mi sembra di capire: il tallclub. Esso cita l´altezza media degli uomini italiani in 165 cm di altezza e 180 per gli svedesi. (e risulta settima).
Ahh, ma allora non era solo una mia sensazione. Ecco, io mi pongo nella media, quindi. 


Post scriptum: sono passati 50 anni dal lancio di questa canzone, ma vista dalla Svezia sembrano 100 quando sento nominare continuamente la parola "negri". Come suona male: molto politically incorrect.