venerdì 6 novembre 2015

Hai voluto la bicicletta?

Heila.

Scusate l´assenza, ma per i distratti, per quelli che hanno la memoria corta e per quelli che sono nuovi visitatori di questo blog (benvenuti, a proposito), confesso che io lavoro a 120 km da casa e tutte le mattine devo prendere la bicicletta, per andare in stazione, prendere il treno, e poi, arrivato a Eskilstuna, prendere il bus. In totale sono 2 ore andare e 2 ore tornare. Tutti i giorni. Capite bene, che uno la sera non é che c´ha tanta energia per scrivere un post, anche se sciocchino. 

Comunque oggi sono in forma ed ho appena letto questo articolo che parla di incidenti in bicicletta. Cavolo !!! interessa anche me che tutte le mattine, alle 6 circa, sfreccio in città come un missile (la cittá pende verso la stazione e quindi per me é tutta discesa all´andata). 

E´stato infatti realizzato in Svezia un casco/air bag per ciclisti.Molto bello e funzionale. Bravi. 


Mi sono soffermato a riflettere invece sui dati riportati alla fine: che in Svezia muoiono 40 ciclisti ogni anno. E mi sono domandato: e in Italia?

Ho trovato la risposta in questo documento della FIAB. Nella terza pagina c´é un grafico che riporta circa 350 decessi/anno. Facendo il rapporto con la popolazione, in Svezia dovrebbero essere 52 (contro i 40 citati nell´articolo ma é un dato del 2007). Dato che non corrisponde con quanto indicato a pagina 6, invece. Lí, un grafico piú chiaro dimostra che i decessi in Italia sono 9 ogni 100mila abitanti contro i 5 della Svezia. Se avete tempo leggete l´articolo perché ci sono cose interessanti tipo che la mortalità di ciclisti in un paese é inversamente proporzionale alla quantitá di ciclisti. Cioé, piú gente usa la bici, migliori diventano le condizioni di sicurezza (vale anche il contrario secondo me). Infatti in Svezia il 7,5% delle persone usano la bici, contro il 4% dell´Italia. Ma la cosa divertente, ho notato io, é che il rimanente 96% degli italiani afferma che andare in bici d´inverno fa troppo freddo. 


domenica 25 ottobre 2015

Ladri di biciclette


E sulle note di questa bella canzoncina di un casino di anni fa, tipo che io ero ancora alle superiori, introduco un argomento topico della Svezia. No, non sono le ragazze e l´aggettivo "topico" vi ha tratto in inganno. Mi riferisco ai furti delle biciclette. 

Degli italiani residenti in Svezia, quasi tutti hanno subito negli ultimi 3 o 4 anni un furto di una bicicletta. 

Vi racconto alcune storie: 
- la famiglia B. un paio di anni fa abitava in centro. Una mattina non hanno piú trovato una delle biciclette che era regolarmente parcheggiata nella rastrelliera di un cortile interno e protetto. Un giorno li invito a pranzo e riconoscono la loro bici parcheggiata davanti a casa mia. Io, subito, giuro di non saperne niente. Loro se la riprendono e la riportano a casa. Il giorno dopo sono andati dalla polizia a ritirare la denuncia. Passano un paio di anni e questi cambiano casa e finiscono in campagna. Mettono un annuncio su un sito di vendite tra privati  per cedere una bici usata di un certo valore, essendo loro appassionati ciclisti. Dopo pochi giorni hanno subíto un furto in garage e solo alcune biciclette sono scomparse. Abbiamo cosí capito che i ladri hanno visto l´annuncio, copiato il numero di telefono, ricercato il nome e l´indirizzo del titolare su internet (qui é tutto cosí trasparente), e colpito a colpo sicuro. 

- alla famiglia DR invece é scomparsa una bici da donna qualche anno fa. Loro non hanno nemmeno fatto denuncia perché chi ci spera piú di trovarla... E invece, dopo un mesetto, ricevono una telefonata della polizia che chiede se, per caso, hanno perso una bicicletta. Ma come facevano a saperlo? E cosí abbiamo scoperto che quando si compra una bici, il negoziante comunica il numero di telaio da qualche parte che poi la polizia ne ha accesso. Figo no? Beh, insomma, 3 settimane fa la moglie della famiglia DR va a lavorare e parcheggia la stessa identica bici all´interno del recinto aziendale che funge da rimessa per bici per i dipendenti. E alla fine del turno non la trova piú. Dopo una decina di giorni, chiama la polizia per chiedere se hanno ri-smarrito la stessa bicicletta di due anni prima. Servizievoli non c´é che dire. (e che culo che c´hanno questi peró). 

- anche ad altri é sparita la bicicletta. Non mi ricordo tutte le storie ma se ne sentono di incredibili. A qualcuno viene rubata persino quando é regolamente inlucchettata dentro la cyckelförråd (la cantina per le biciclette). Pare che molti rubino la bicicletta anche solo per usarla una volta, per utilizzi una-tantum. 

- dimenticavo il sottoscritto. Anch´io ho la mia storia da raccontare. Io uso la bicicletta tutti i giorni per andare fino in stazione (e per tornare anche). A marzo ho dormito fuori (che in lingua svedese ha un verbo apposito: övernatta) per partecipare ad una riunione con i colleghi di due giorni. Bene, l´ho lasciata fuori una notte: sparita. Ed era una bicicletta che mi ero portato dall´Italia, niente di particolare valore, ma insomma, rompe lo stesso. Ho trovato il lucchetto invece, tranciato di brutto.

Secondo me ci sono varie tipologie di ladro, da quello saltuario a quello professionista. E siccome in questo periodo é sempre buio, sicuramente nessuno di loro puó andarsene con la bicicletta rubata canticchiando bello pedalare sotto questo sole, eh ... 



sabato 24 ottobre 2015

Siamo degli sporcaccioni, fuori.

Ho letto questa intervista ad una certa Yvonne, svedese ma con forti interessi per l´Italia, in particolare nel sud. 
Essa ci definisce degli sporcaccioni. Sostanzialmente perché abbandoniamo rifiuti in giro per le strade. 
Copio e incollo un passaggio cruciale dell´intervista: 

«Qui le case non sono rifinite, preservate, non c'è la buona abitudine di fare manutenzione - continua la prof in bici. - Le viuzze secondarie, persino a Reggio, sono pattumiere. Non c'è il senso dell'ordine e della pulizia».
«I calabresi, e in generale un po' tutti gli italiani, ci tengono molto a tirare a lucido la propria casa, mentre per strada smettono improvvisamente di avere cura per la pulizia. In Svezia le case non luccicano come qui perchè la gente lavora e non ha il tempo per far brillare i pavimenti ma in strada ci si può mettere a sedere nudi e mangiare sul prato» 

Sono parzialmente d´accordo. Quello che contesto in questa affermazione é l´assolutismo e quindi la mancanza di spazio alle eccezioni, perché ci sono, da entrambi le parti. Per esempio lei dice che i giovani svedesi sono educati al rispetto ambientale. Sará, e forse é vero, ma é normale trovare carte gettate a terra, sopratutto nei pressi delle scuole. E anche gli adulti non sono mica tutti santi. Mi é capitato di trovare rifiuti abbandonati un po´qua e un pó là. Io che faccio il pendolare in treno, vedo tutti i giorni che lungo la ferrovia ci sono rifiuti abbandonati. Sono riuscito a scorgere anche un wc, in mezzo agli alberi. 

Come non me la sento di dire che tutti gli italiani siano degli sporcaccioni. Purtroppo non conosco la Calabria e nemmeno il resto del sud e non posso fare paragoni nord-sud basandomi solo sulle scene viste qualche anno fa in televisione con i rifiuti abbandonati in tutte le strade di campagna. Anche se mi viene comunque facile pensare che delle differenze in tal senso ci siano. Posso invece confermare che l´abbandono di rifiuti in Italia varia da cittá a cittá, da paesello a paesello, da famiglia a famiglia. Bisognerebbe calcolare una media, ma non so nemmeno se sia possibile. 

Peró una cosa ha ragione questa Yvonne: che lo svedese medio non bada molto alla cura della casa. mi é capitato di entrare in casa di svedesi ed essere imbarazzato per il casino e lo sporco. E pensare che io non sono certo uno schizzinoso. Al contrario le famiglie degli italiani in Svezia che io conosco hanno mediamente delle case in ordine e pulite. Cosí come posso confermare che in generale lo svedese ha piú senso civico e rispetto della cosa comune  (hanno il tasso di raccolta differenziata tra i piú alti al mondo) rispetto ad un italiano che invece appare piú concentrato sulla sua sfera di interessi personali. Mediamente, meglio precisare. 




sabato 17 ottobre 2015

Ti faccio uno swish cosí

Manco dall´Italia da 3 anni (e 2 mesi). A quel tempo la  tecnologia bancaria era arrivata alle chiavette elettroniche. Ogni banca aveva la sua ma in generale si presentavano tutte piú o meno in questo modo (ne ho trovata una su internet):
 L´uso é abbastanza semplice: si accede al sito web della propria banca e quando te lo viene richiesto, tu premi il bottone della chiavetta e ricopi il codice che viene generato. Così hai accesso al tuo conto ed effettuare pagamenti, bonifici, e quant´altro. 

In Svezia ho trovato un sistema simile. Anche qui ogni banca ha la sua macchinetta ma sostanzialmente sono queste: 

Raffigurati sono i 4 modelli delle principali 4 banche svedesi. Alcuni di questi (forse tutti) richiedono l´uso di una carta e possono collegarsi con il computer sia con il cavo che senza. Nel primo caso (con cavo) é necessario installare nel pc un certificato elettronico. Nel secondo invece no, ma serve digitare il codice con la tastierina numerica e restituire quello che appare nello schermo. 

La principale differenza con il sistema italiano é qui in Svezia, tutti questi marchingegni servono anche come ID-leg cioé come carte di identitá elettroniche e dunque permettono di accedere anche ad altri siti, primi fra tutti quelli della pubblica amministrazione. Cosí se devi richiedere un certificato anagrafico, o comunicare la qualunque ad una pubblica autoritá, puoi usare lo stesso meccanismo che usi per accedere al tuo conto corrente. Di conseguenza nessuno ha piú motivo di andare a fare coda negli uffici pubblici. 

Altra novità rispetto al sistema italiano e che quando esegui un acquisto on-line puó capitare che la società venditrice ti chieda, in alternativa alla tradizionale carta di credito, di pagare con questo sistema. Cioè: ti chiedono qual´é la tua banca con un menú a tendina, Una volta selezionata la tua, ti indirizzano verso il sito della tua banca e una disposizione di bonifico appare precompilata. A quel punto paghi con il marchingegno della foto e l´operazione é conclusa (e la merce ti arriva in 1 o 2 giorni). 

Ecco, in questi 3 anni altri nuovi strumenti si sono affiancati, e non so se ci sono anche in Italia, ma non credo. 
Il primo permette di pagare le fatture scannerizzandole con il telefonino. Io lo ho fatto anche questa mattina. 
Spessissimo le fatture hanno tre codici in fondo contrassegnati da simboli come # e < >. Un esempio tratto da internet:

Io ho installato nel mio telefonino la app della mia banca. Inserisco un codice e poi scanno questa riga con la videocamera del telefonino. La app riconosce i tre codici che corrispondono al destinatario della fattura, all´importo e alla causale. Quindi, senza inserire alcun dato, basta premere il tasto esegui e il pagamento é effettuato. 
La fattura che ho pagato questa mattina é quella dell´abbonamento internet e mi arriva via email. La ho aperta a video del personal computer e poi ho usato il telefonino per scannerizzare la fattura a video. Ci ho messo non piú di 10 secondi, senza necessità di copiare dati e codici e quindi senza rischio di sbagliare. Figo no? 

La la cosa piú fika ti tutte é lo Swish.

E´un´altra app che tutte le banche hanno realizzato di comune accordo e permette piccoli pagamenti in modo semplice ed immediato con il telefonino. In pratica funziona cosí: quando installi la app nel telefonino, colleghi di fatto il tuo conto corrente con il tuo numero di telefono. Se vuoi fare un pagamento a qualcuno, dalla app devi solo scrivere il numero di telefono del destinatario del pagamento, o prelevarlo dalla tua rubrica. Ci aggiungi l´importo, ovviamente, un codice segreto di 6 cifre di tua scelta e premi il tasto esegui. 
Ce l´hanno tutti, a prescindere dalla banca scelta. E cosí quando in ufficio si fa una colletta per il collega che ha avuto un figlio, o il rimborso per il pranzo o quello che riuscite ad immaginare, si fa con il telefonino in pochi secondi, senza coordinate bancarie, dispositivi strani, cavetti e sopratutto SENZA CONTANTI. E chi li usa piú? Io in 3 anni ho fatto bancomat una volta sola e non mi ricordo per quale astruso motivo. 

E va bé, starete pensato, chissá quanto costa. ZERO. Sia di installazione che di commissioni. 

Ecco, ora lo sapete, se volete swisharmi qualcosa, io vi comunico volentieri il mio numero di telefono (in svedese é stato coniato il verbo "swishare").


giovedì 15 ottobre 2015

La gatta non ci lascia lo zampino

Lavorare in Svezia é una figata pazzesca. 
Fra le tante cose che mi hanno colpito del mondo del lavoro svedese c´é l´attenzione maniacale alle esigenze personali individuali, che ovviamente si sommano a quelle aziendali. Cioé fintanto che non sono in contrasto, perché non accontentare tutti? 

E´talmente difficile da spiegare che voglio provarci in modo emprico: con un esempio. 
Dovete sapere che anche nella azienda dove lavoro é possibile lavorare da casa. Ognuno di noi ha un computer portatile per cui, volendo, lo si puó portare a casa e lavorare in tuta e scalzi. Ovviamente questa modalitá di lavoro va usata solo in occasioni particolari, e non tutti i giorni. 
Una mia collega la settimana scorsa comunica che il giorno dopo avrebbe lavorato da casa e giustifica la scelta (non serve) dicendo che ha comprato un gattino appena nato, di sole 2 settimane, e che, poverino, ha paura a stare da solo. 
E tutti quanti, sottoscritto compreso, a complimentarsi con la collega e ad esprimersi sulla piccola creatura con commenti da vecchie comari al mercato ortofrutticolo. 
Dopo un paio di ore io ero nella mia postazione e stavo scrivendo al computer quando improvvisamente le dita mi si sono bloccate ed ho drizzato la schiena. Mi sono sentito come Homer in questa vecchia puntata: 



"Un attimo!", mi sono detto. Ho una collega che sta a casa per un gattino? Ma ve la immaginate la stessa motivazione portata in una azienda italiana? 
Infatti a me suonavano strano queste cose all´inizio ma ora sono abituatissimo e raramente mi soffermo a riflettere su come sia un mondo cosí diverso da quello italiano. 
Lo so cosa state pensando: che in questo modo uno puó fare il furbetto e lavorare la metá o cazzeggiare su internet, oppure che da noi queste cose non vanno perché abbiamo internet lentissimo, eccetera. E avete tutti parzialmente ragione. La veritá principale é che c´é un´altra mentalitá. Il capo é il primo a gioire se un collega dice di voler lavorare da casa un giorno perché un lavoratore contento é un lavoratore che produce di piú. Non sono mica dei buoni samaritani con scritto "fessi" sulla fronte. 
Quindi la morale é ..... GATTINI PER TUTTI !!!!!




venerdì 9 ottobre 2015

E´morto Henning Mankell ma non la letteratura svedese


E´morto all´etá di 67 anni lo scrittore svedese Henning Mankell. Famoso per aver creato il personaggio poliziesco nominato commissario Kurt Wallander. 

Leggo su Wikipedia che Mankell trascorse 18 anni della sua vita in Mozambico ed é forse da lí che prese ispirazione per gli unici due libri che ho letto di lui. "Eldens hemlighet" era uno di questi e raccontava di una bambina africana che riesce a scappare con la madre e la sorella dalla crudeltà di banditi che hanno trucidato tutta la loro tribú. Arrivano in un paese ed é qui che riescono a trovare casa in una baracca ma poi un giorno lei e la sorella saltano per aria su una mina. La sorella muore sul colpo e lei perde le gambe. Inizia un lunghissimo e penoso periodo di riabilitazione in cui questa bambina ripete piú volte che purtroppo non potrá piú ballare e camminare come le altre. Punto: finisce cosí. Che uno pensa che da un momento all´altro arrivi il riscatto psicologico e sociale, e invece no. Insomma un normalissimo romanzo svedese. 

Poi ho letto anche il seguito che é proprio uguale. Ovviamente non é stata una mia scelta, ma sono stato costretto quando studiavo al Komvux (la scuola per adulti dove ho studiato svedese). 

Allora mia moglie ha provato piú volte a convincermi a leggere qualcos´altro della letterature moderna svedese, perché lei adora i gialli, e grazie al regalo di una amica ho comunicato a leggere un libro di una "certa" Camilla Läckberg. Nelle prime due pagine del libro si racconta di una ragazza che esce da un bosco dopo una lunga prigionia, privata della lingua, con gli occhi strappati e mutilata anche dell´udito. Finisce sotto una macchina e muore. Dopo 100 pagine non era ancora successo niente, nessuno che indagava, calma piatta. Vengono presentati decine di personaggi, ognuno con i suoi drammi e caratteri spesso di merda. A quel punto ho gettato la spugna. La letteratura svedese non fa proprio per me. Siete fortunati voi che in questo modo non vi racconto il finale come ho fatto per l´altro libro. 

Comunque mi sono convinto che non leggeró mai piú gialli svedesi in generale perché sono opere scritte da psicopatici per gente psicopatica. Chi infatti potrebbe provare piacere nel leggere un cosí elevato concentrato di disgrazie? Decine di milioni di persone mi dite voi, giudicando le vendite. Allora sono io che sono sbagliato. 

mercoledì 7 ottobre 2015

Che lavoro che 6

Tutta la stampa italiana ha riportato o sta riportando la notizia: in Svezia si lavorerà solo 6 ore al giorno. Vi butto un po´di link a caso, i primi che trovo, questo qua, quest´altro e pure questo. Ma ce ne sono a decine. 

Sará, ma io questa rivoluzione non la vedo. Io lavoro in una azienda enorme e non ne ho sentito parlare. Nemmeno i miei amici hanno parlato di questa cosa e pensare che lavorano tutti nel settore pubblico o para-statale. 

Comunque, non metto in dubbio che sempre piú aziende decidano di diminuire le ore di lavoro in cambio di una maggiore produttività degli impiegati che si sentono piú contenti e soddisfatti del lavoro e della vita privata che puó essere affrontata con maggiore energia (per aver lavorato meno) e in piú tempo, ovviamente. 

Apprezzo questa cosa e la condivido, ma mi domando: é tutto oro quello che luccica? No, perché ho notato che il mondo del lavoro é molto diverso da quello italiano. (te pareva, che non capitavo lí). Qui in Svezia si lavora moooooolto calmi. Di media, intendo. Poi ci sono i periodi di picco che sono periodi in cui gli svedesi sbuffano per lo stress e alcuni si mettono in malattia per stress (alcuni giorni), ma loro non sanno che quei giorni corrispondono alle fasi meno incasinate di un qualsiasi lavoratore italiano.  Vuol dire che siamo piú produttivi? Esattamente il contrario. Noi siamo costretti a sopperire a deficienze croniche del sistema che ti impone adempimenti burocratici inutili in dosi massicce, oltre a miriade di problemi dell´ultimo minuto per la merce che non arriva, per la carta che manca, per la fotocopiatrice rotta, per lo sciopero dei benzinai, per la notifica che ti arriva di un cliente che fa causa, i fornitori che chiamano per sapere quando é che li paghi e la banca che ti manda gli insoluti dei clienti con una richiesta di rientro fido. E chi piú ne ha piú ne metta. 

In Svezia tutto questo non succede o quasi. Merito di una buona, anche se non perfetta, organizzazione. Ma torniamo ai carichi di lavoro. Il lavoratore medio, dicevo, é alquanto rilassato e si concentra solo sui propri compiti senza preoccuparsi di quelli altrui o la necessità di fare 4 cose contemporaneamente, che, é dimostrato, richiede piú tempo nel complesso ed é quindi anti-produttivo.

E qui viene il bello. Gli svedesi ci tengono tantissimo anche ad organizzare e pianificare nel lungo periodo. E cosí si fanno riunioni su riunioni che quando ho iniziato a lavorare, 9 mesi fa, mi sembravano una colossale perdita di tempo ed invece funzionano. Si fanno riunioni per qualsiasi menata. Addirittura se ne fanno certe in cui ci si siede intorno al tavolo e ci si domanda: cosa possiamo fare per migliorare l´azienda e/o sponsorizzare il nostro dipartimento agli altri? E si fanno riunioni solo per stabilire l´ordine del giorno della riunione successiva, ma a lungo termine i risultati arrivano. Ho cominciato a capirlo solo di recente.  

Posso stimare che circa un 20% del mio tempo lavorativo possa sembrare perso ad un italiano, ma non é cosí. E qui mi sovviene spontanea la domanda: ma non é che la riduzione di tempo dalle 8 alle 6 ore giornaliere non vada a risicare questo tempo che sembra di troppo? Non credo, ma é giusto porsi delle domande. 

mercoledì 30 settembre 2015

Siamo i watussi

Non mi ricordo se ho mai parlato della dimensione degli svedesi. No, non ho visto un film porno svedese, sto parlando dell´altezza. 

Evvabbé starete pensando, si sa che i popoli nordici sono piú alti. Ma io ho avuto modo di constatare che sono mooooolto piú alti, non solo di poco. Cioé, voglio dire, io sono alto esattamente un metro e 80 e mi consideravo una persona medio-alta. Almeno da quando ho raggiunto questa altezza, in prima e seconda superiore ero il piú basso della classe. Ok, ammetto, mi sono sviluppato un po´tardi e sono ancora giovanissimo, anche se esteticamente non sembra. Vabbé, torniamo agli svedesi. Diciamo che da quando ho iniziato a lavorare mi sono reso conto che la mia statura é medio-bassa, invece. 
I miei colleghi maschi svedesi sono tutti piú alti di me. O almeno quelli con i quali lavoro a piú stretto contatto: lavoro in una multinazionale, non posso certo paragonarmi a tutti. Se poi si considera che io sono particolarmente magro, in confronto agli altri sembro denutrito. 
Anche le ragazze sono decisamente alte. Meno di me, ma molto, comunque. 
E allora cerchiamo un po´di notizie su internet. 
In questo sito si riporta la classifica delle dieci nazioni con la statura piú alta. La Svezia é citata come sesta. 
Esiste anche un blog per persone alte, mi sembra di capire: il tallclub. Esso cita l´altezza media degli uomini italiani in 165 cm di altezza e 180 per gli svedesi. (e risulta settima).
Ahh, ma allora non era solo una mia sensazione. Ecco, io mi pongo nella media, quindi. 


Post scriptum: sono passati 50 anni dal lancio di questa canzone, ma vista dalla Svezia sembrano 100 quando sento nominare continuamente la parola "negri". Come suona male: molto politically incorrect. 

martedì 29 settembre 2015

Finché la barca va



Hej hej.

Ho appena letto questo articoletto che parla di barche: uno dei tanti argomenti in cui non ci ho mai capito nulla. Complice il fatto che in Italia la barca é sempre stato uno status simbol, oltre che un bel giocattolino, per ricchi. Ma nell´articolo c´é scritto che la crisi ha colpito anche questo settore e che di conseguenza molti comprano barche usate (a discapito del nuovo che invece soffre, mi pare di capire) facendone crollare i prezzi. 
Ma da qui a dire che questo attirerá molte nuove persone nel mondo della nautica, beh, mi pare esagerato perché se é vero che i prezzi calano, é anche vero che la stessa identica crisi é quella che fa stare molto piú prudenti coloro che riescono ad avere dei risparmi. 
Un´altra cosa invece che mi ha colpito positivamente é che si cita la Svezia come paese al mondo con la piú elevata concentrazione di barche. Ecco, di questo ci credo. Ci sono tantissime persone infatti che possiedono una imbarcazione, piccola o grande, a motore o a vela. La barca é tutt´altro che uno status simbol, anzi, é una cosa quasi normale, che si possono permettere famiglie di ceto medio. 
Proprio oggi ho parlato con una collega che possiede con il moroso una barca a vela 8 metri di lunghezza. Mi ha mostrato la foto: é veramente bella, tutta bianca e mi ha detto che ci fanno anche gare. E´molto vecchia, del 1974, ma tenuta che sembra nuova, e la hanno pagata solo 20.000 kr, cioé 2200 euro. Quando io le ho detto che le barche in Italia sono roba da ricchi, non ci voleva credere. Ma costano molto? mi ha chiesto. Ed ho risposto che non so quanto costano all´acquisto e come sia il mercato, ma so che costa moltissimo mantenerle. In questo articolo sono riportati un po´di costi di manutenzione. 
Una barca di 8 metri costa 2-3.000 euro all´anno solo di ormeggio (in un altro sito avevo letto molto di piú). La mia collega mi risponde: davvero? io ne spendo 400. E io che me lo aspettavo ma faccio il finto tonto: davvero? solo 400 euro? No, mi risponde lei: 400 corone (che equivalgono a 45 euro). All´anno.  E poi la stessa cosa si ripete con le altre spese come l´assicurazione, le tasse e la manutenzione. 
Ecco allora il motivo per il quale non condivido l´articolo iniziale. Fintantoché ci sono spese fisse enormi, il ceto medio/basso italiano non si avvicina certo al mercato della nautica. Che poi uno penserebbe il contrario per un paese come il nostro che ha sole, caldo e migliaia di chilometri di spiagge. 

lunedì 28 settembre 2015

In prigione, ma per finta

Due giorni fa a Norrköping c´era una manifestazione che si svolge annualmente e si chiama kulturnatten, la notte della cultura. Premesso che io con la cultura non ci sono mai andato molto d´accordo, sono comunque andato a vedere un paio di attrazioni, in compagnia di buoni amici. 
Tra le varie iniziative, il comune ha aperto la ex-prigione cittadina. Dico ex perché da un po´di tempo non é piú adibita a penitenziario ma tutto é rimasto cosí come quando é uscito l´ultimo detenuto. Molte celle sono state adibite a vari artisti che potevano usarle per esporre le loro opere anti-convenzionali in un ambiente alquanto anti-convenzionale. 

Da un punto di vista artistico, la gita nella ex prigione non ha contribuito ad un mio arricchimento della cultura artistica. Anzi, di fronte a molte opere mi sono domandato se potevano definirsi arte o meno. Voi come definireste una decina di sanpietrini appoggiati per terra? e due pali di metallo saldati nel mezzo? Altre invece riuscivano a suscitare qualche emozione, di varia natura. 

Indubbiamente é stato invece interessante vedere la prigione da dentro, la dimensione e forma dei locali, dei corridoi, delle celle, della chiesetta interna, eccetera. Ho scattato anche questa foto: 

E´stato anche forte domadarsi: ma dove sono finiti tutti i detenuti? Nessuno infatti ha notato la creazione di una nuova prigione. Qualcuno ha ipotizzato che siano stati accorpati con quelli di Linköping per effetto di una riduzione generale ed un trend decrescente del numero di detenuti. Proprio cosí e a tal proposito, ho appena letto questo interessante articolo che spiega come la Svezia sia riuscita a ridurre il numero di criminali soggetti a pena detentiva. 
Leggetelo é molto interessante e dovrebbe essere di spunto anche per l´Italia.



lunedì 14 settembre 2015

Non studiate economia

Uno studia diversi anni economia e gli si imbottisce la testa di nozioni che crede di avere delle potenzialitá, e poi comincia a lavorare e capisce che non sa fare nulla. Poi, vivendo, capisce come funziona il mondo e allora si rassicura che anche gli economisti, quelli bravi, non ci capiscono un gran ché. Idem dicasi per i giornalisti economici.Stessa razza. 

Ho infatti appena letto questi due articoli: questo e questo.  Faccio notare che sono tratti dalla stessa rivista economica e uno é del 10 settembre, l´altro dell´11: il giorno dopo. 

Peró uno dice che la disoccupazione in Svezia é aumentata da 4,1% a 4,3%, rispettivamente da luglio e agosto. L´altro invece che la disoccupazione é diminuita dal 6,5% al 6,4% dello stesso periodo di cui sopra. 

Insomma non ci capiscono niente nemmeno loro. L´economia può essere equiparata a filosofia per certi versi. Sarebbe il caso di istituire anche la "facoltá della donna", visto che ci siamo. Argomento di cui non ci ha mai capito nessuno. 

Comunque la disoccupazione c´é, ma a macchia di leopardo. In generale i lavori che rendono piú difficile trovare impiego sono (secondo allastudier.se): 
- barnskötare (bambinaio)
- grovarbetare (minatore)
- fastighetskötare (piccole artigiano edile)
- lagerarbetare (magazziniere)
- fotograf (fotografo)

Non nego che comunque un po´di orgoglio a volte c´é. Totalmente inspiegato. Anche se il massimo sarebbe aver studiato donnologia moderna. 


sabato 5 settembre 2015

La colazione svedese del venerdí

Nell´azienda dove lavoro, ma credo sia un fenomeno diffuso in molti altri luoghi di lavoro, c´é l´abitudine di fare la colazione assieme il venerdí. 

Per un italiano é un ostacolo psicologico alto come il Kabnekaise, che poi altissimo non é. 
Sí, perché intanto si fa alle 9 del mattino e almeno io non sarei proprio capace di uscire di casa e andare a lavorare senza fare colazione, per lo piú aspettare fino alle 9. Rischierei lo svenimento, ma vabbé, su questo si puó sorvolare, e, ad essere sinceri, io me ne frego e faccio colazione a casa. 
Quello che piú tormenta é il COSA mangiano. 

Noi siamo abituati ad una colazione dolce. Agli svedesi piace salata. Ed é composta da una lista di ingredienti che devono essere presenti rigorosamente. La colazione infatti é organizzata e pagata a turno dai vari colleghi, ma di fatto ogni venerdí é esattamente identica a quella del venerdí precedente e cosí via. 

La lista rigorsosa é la seguente: 
- pane. Il pane deve essere di almeno 4 tipi diversi e il piane bianco non é necessario. Gli altri sono varie versioni di pane nero, piú o meno integrale. Spesso ce n´é anche un po´dolce. 
- bregott. Il bregott é diffusissimo in Svezia ed é una mezza via tra il burro e la margarina. Loro lo spalmano sul pane, prima di qualsiasi panino. Dicono che serve per ammorbidire il pane. Perché? Mi domando: non é abbastanza morbido di suo? E giú di calorie (perché ne spalmano diverso). 
- affettati. Prosciutto svedese sostanzialmente che puó essere cotto o affumicato. Qualche volta qualche fettina di salame tagliato fino. 
- gurka. Significa cetriolo, ma lo scrivo in svedese perché é una parola importante qui in Svezia. E´ la loro verdura preferita. Nella colazione aziendale nostra deve essere presente sia fresco, sia sott´aceto. 
- il pomodoro. Tagliato a fettine. 
- il räksallad. E´una salsa a base di gamberetti. 
- pastej. E´una crema da spalmare a base di carne. 
- formaggio. Deve essere sia brie che formaggio verde. 
- biscotti per formaggio. Esatto esistono dei biscotti secchi che sono fatti apposta per essere mangiati con il formaggio di cui sopra.
- frutta. Spesso e volentieri si aggiunge anche un po´di frutta, di solito uva senza semi. 

Ho fatto una ricerca su google ed ho trovato questa immagine in soli 6 secondi che dá una buona rappresentazione iconografica (!).

Ecco questa é la lista delle cose da comprare per offrire la colazione ai miei colleghi. 
Ho usato il termine "offrire" perché questa colazione é organizzata e pagata a turno secondo una lista che si fa con un anno di anticipo. I colleghi che partecipano al banchetto sono quelli del mio reparto piú quelli del reparto adiacente che fanno un lavoro simile al nostro. Quindi in totale una ventina di persone. Quindi le quantitá della foto non sono veritiere e vanno moltiplicate per n. E mancano gli affettati che sono il pezzo forte, mi accorgo solo ora. 6 secondi erano un po´pochi. 

Insomma ieri, venerdí appunto, toccava a me. Era dall´assunzione, cioé da 8 mesi, che mi domandavo se ne sarei stato all´altezza e col tempo ho anche cominciato a domendarmi se valeva la pena tentare qualche piccola variante. Sono stato coraggioso e l´ho trovata. 

Ho presentato infatti prevalentemente  salumi italiani (anche quelli svedesi ovviamente): coppa (di due tipi), bresaola, pancetta, salame milano e mortadella. Per i formaggi, oltre al solito brie, ho sostituito l´anonimo formaggio verde svedese con un originalissimo gorgonzola italiano. Per il resto ho seguito fedelissimamente la tradizione. 

Ed é stato un successo. Hanno spazzolato tutto. E pensare che avevo comprato tutto in grandi quantità.  C´era proprio la voglia di provare, di gustare, di scoprire e conoscere abbinamenti nuovi, tipo con quale affettato stanno meglio i cetrioli sottaceto? Anche il gorgonzola era quasi finito. 

Questo dimostra quello che ritengo da lungo tempo: che gli svedesi sono molto propensi nel provare nuove ricette di nuove cucine, sopratutto di quella italiana. Ma il tutto deve essere calato nelle loro abitudini e aspettative. Quindi sono solito ripetere che il migliore pizzaiolo italiano, se apre una pizzeria in Svezia, rischia di fallire se non fa la pizza prosciutto e ananas. (e rucola come optional). Rifletteteci prima di dire che gli svedesi mangiano male, dunque apro un ristorare in Svezia e divento ricco. 

Vale anche per me, che credete. Mi fa piacere al venerdí mangiare pane e prosciutto con la crema di gamberetti oppure il formaggio con i biscotti. Li trovo squisiti. Ma poi a casa mia faccio la colazione con caffellatte e biscotti. E il caffé é quello della moka. Siamo tutti uguali sotto sotto. 



domenica 30 agosto 2015

La famiglia del Mulino Bianco non esiste, peró...



La famiglia del Mulino Bianco non esiste. Nemmeno in Svezia. Certo che se vivi in un paese che considera i bambini come gli indiani considerano le vacche, beh, allora diventa piú facile alzarsi ed affrontare la giornata. (Fermo restando le altre variabli della vita come il lavoro, l´ambiente, l´economia, eccetera). 

A tal proposito ho appena letto questi due articoli: questo e quest´altro
E´uscita la classifica dei paesi del mondo in cui si vive meglio in famiglia. Argomento su cui la Svezia é notoriamente fortissima. Si é infatti classificata terza. Prima l´Austria. Non so come siano organizzati in Austria, ma in uno dei due articoli é citato che anche i padri possono andare in congedo familiare. Beh, anche in Svezia se é per questo. 16 mesi di permesso spettano ad entrambi i genitori che possono spartiserli (piú o meno) come vogliono fino a quando il figlio non ha computo 8 anni di etá. Questo vuol dire che molte famiglie decidono di rispamiare qualche mese di permesso e di usarlo a piccole dosi anno dopo anno come vacanza aggiuntiva. E questo spiega come mai ci siano famiglie che si fanno due mesi di ferie d´estate. Altre famiglie diluiscono il permesso in questione quasi settimanalmente e cosí puó capitare che uno stia a casa tutti i venerdí per alcuni anni consecutivi. Insomma, roba da fantascienza per l´Italia. 

L´articolo dice anche che i neo-genitori ricevono un assegno mensile di 100 -200 euro. 100 o 200 ? C´é una bella differenza. Anche in Svezia c´é un assegno mensile per tutti i nuovi nati fino al loro 16esimo compleanno. Si parla di 1050 corone al mese (circa 110 euro) e si chiama barn bidrag e spetta a tutti in egual misura a prescindere dal reddito. Anche noi li riceviamo direttamente in conto corrente ogni mese, altro che deduzioni o detrazioni in sede di dichiarazione del reddito che poi te li da il datore di lavoro a luglio dell´anno dopo quale sostituto d´imposta (nel senso che te li scala dalle imposte). 

Ma poi é tutto il sistema volto ad agevolare le famiglie con bambini. E cosí la scuola é gratuita a tutti i livelli, credo anche l´univeristá. E non si paga niente per i libri e la mensa e molto poco per altri servizi come il trasporto per chi abita på landet (in campagna) o per la fritid (il doposcuola) che qui in Östergötland tutti chiamano frita.  
Insomma uno stato generosissimo per le famiglie, ma l´Austria sa fare di meglio. Sono molto curioso di sapere i dettagli, ma mi fido della statistica. 

Il secondo posto spetta invece alla Finlandia merito di un sistema scolastico qualitativamente migliore. Questa cosa non é la prima volta che la sento. Mi ricordo di aver letto da qualche parte che in Finlandia gli insegnanti sono mediamente pagati di piú che in Svezia e questo fa si che il lavoro di insegnante sia piú attrattivo per le persone piú capaci e competenti. Fermo restando altre variabili dette sopra. 

Comunque il terzo posto non é mica da sputarci sopra, anzi. L´Italia? #N/A come dice Excel. Peró abbiamo le macine e i tarallucci. Ahmbhé. Allora cambia tutto. 

giovedì 20 agosto 2015

Gioco di mano, gioco di villano



Vi ricordate anni fa, forse un paio, che un italiano si era beccato una condanna notevole per aver dato un ceffone al figlio dodicenne, a Stoccolma, dove era in vacanza con la famiglia. Esatto, che uno in vacanza dovrebbe essere sereno e rilassato... 

Una condanna esemplare che era stata riportata in modo sensazionalistico da molti quotidiani italiani perché per noi é assolutamente normale dare una sberla al figlio. O forse dovrei dire voi, perché io a mia figlia, di 8 anni, non ho mai eseguito una percossa di nessun tipo, nemmeno lieve. Forse sono io, forse é la mia generazione, ma una volta era molto piú frequente. E non solo in casa. Io per esempio ricordo di aver preso una sberla anche dalla maestra delle elementari, e pensare che io non sono mai stato uno esagitato o troppo irrequieto. 

Svedesi esagerati !!! commentavano tutti. E invece fanno bene. Se un genitore ha bisogno della forza fisica per farsi rispettare, non ha capito niente. Sopratutto perché il figlio vede nel gesto una pura e semplice prevaricazione dove l´effetto é piú che esagerato rispetto alla causa che lo ha generato. Ne consegue una minore credibilità del genitore negli occhi del figlio e quindi una minore attitudine a rispettare altre regole. Questa é la mia personalissima opinione, cioé di uno che non ha mai studiato pedagogia e scienze dell´infanzia in generale. Proprio zero. 

Beh, insomma é successo anche in Italia, a Genova, dove un genitore é stato denunciato. Che non vuol dire punito. Terró d´occhio questa faccenda e vi terrò informati su eventuali sviluppi. 

mercoledì 19 agosto 2015

Giallo e blu mi piaci tu, in salsa veneta


Visto il numero di visitatori di questo sito, che continua a crescere e vi ringrazio con tutto il cuore e il polmone sinistro, qualche dubbio mi viene che una parte dei visitatori siano tifosi dell´Hellas Verona, la famosa squadra giallo-blu veneta. Stessi colori e stessa bandiera, anche se la croce "noi" svedesi ce l´abbiamo spostata un po´di lato. Ostregheta, dixemo "noi" de Vicensa. (Non so piú quando usare il "noi")

Tranquilli, di giallo e blu ce n´é per tutti. E quindi per accontentare pure loro riporto la notizia che il giocatore svedese Filip Helander, ex giocatore del Malmö, indosserá la maglia del Verona con il numero 5. E´un difensore, quindi. Un difensore che é riuscito a fare pure un gol e contro il Norrköping nell´agosto del 2014. Guardacaso la "mia" cittá. Per fortuna che non sono tifoso io, allora. 


lunedì 10 agosto 2015

Ma chi é che gioca a dadi, quindi?

Negli anni ´20 Werner Heisenberg stabilì il principio di indeterminazione. Cioé che nella fisica subatomica piú si cerca di conoscere la posizione di una particella, piú diventa aleatoria la conoscenza del suo moto e viceversa. 
Quanto basta per far cadere il principio deterministico secondo il quale tutto sarebbe spiegabile se si conoscessero alla perfezione tutte le variabili iniziali. Albert Einstein, criticó il principio di indeterminazione con la famosa frase "Dio non gioca a dadi con l´universo". Il significato é che non si puó limitare la conoscenza di un fenomeno fisico ad una semplice probabilitá. Rispose Niels Bohr con la frase "Einstein, smettila di dire a Dio cosa deve fare" e Richard Feynman che ancora piú sarcastico rispose "Dio non solo gioca a dadi con l´universo, ma li getta anche dove non li possiamo vedere". Umorismo di un secolo fa. 

Insomma, Einstein si occupava anche di queste cose. Divenne famoso per la sua teoria generale della relativitá, ma vinse il Nobel nel 1922 grazie ai suoi studi sulla fisica subatomica. Perché? E perché non venne qui in Svezia a ritirarlo? A queste domande, tra le altre, ha cercato di rispondere Massimiano Bucchi che ha scritto un libro intitolato "il diavolo non gioca a dadi". Il libro é frutto di ricerche effettuato presso l´Accademia Reale delle Scienze di Svezia. 


Mi incuriosisce il fatto che la Svezia ha avuto un ruolo determinante in questa storia nella storia. Mi incuriosisce ancora di piú il fatto che questa foto dell´autore é stata scattata sul tetto dell Basilica Palladiana in centro a Vicenza, la mia città natale.  

domenica 9 agosto 2015

Fuga dei cervelli anche da morti



Ho appena letto questi due articoli che riportano la notizia che Dario Fo ha deciso di lasciare tutto il suo archivio all´Accademia di Svezia. Articolo numero uno tratto da Nanopress e articolo numero due tratto da IlGiornale (é solo un caso, non leggo mai questo sito, non giudicatemi male). 

Per archivio si intende tutto quello che lui (e la moglie) hanno collezionato in 50 anni di carriera tra costumi, immagini, filmati, scenografie, maschere, e tanto altro. I motivi sono sostanzialmente due: il primo é che Dario Fo é molto affezionato alla Svezia e questo suo lascito ha il senso di una sentita riconoscenza. La Svezia infatti dagli anni '50 ad oggi ha tradotto e rappresentato nei principali teatri del paese piú di una sessantina di suoi lavori. 

Il secondo motivo é che tutto questo prezioso materiale diventerebbe un museo. Si parla giá di un fienile da recuperare e ristrutturare da 400 mq. Vuol dire che hanno giá trovato la location

E questi sono due aspetti della Svezia: l´attenzione per gli artisti che qui in Svezia riescono a mantenersi con la propria arte (e quindi non é tutto solo scienza e tecnologia) e l´attenzione per la didattica della cultura. Qui ci sono musei dappertutto e spesso sono gratuiti. In Italia invece, tra carenza di fondi e burocrazia medioevale, diventa quasi impossibile. 

La conseguenza é che un giorno per visitare il museo di Dario Fo, bisognerá venire qui in Svezia. I cervelli fuggono dall´Italia anche da morti, 

martedì 4 agosto 2015

Guerre di religione

Sembra impossibile parlare di guerre di religione in un paese che é tra i piú atei al mondo. Sembra anche strano parlare di guerra, perché non si parla di guerre convenzionali, ma di scontri, diciamo. 
Sto parlando di scontri, appunto, tra immigrati. Musulmani contro cattolici dove i perseguitati sono i secondi, di solito. Dico "di solito" perché non si puó generalizzare, ovviamente. 
Comunque rimane il fatto che la maggioranza degli immigrati nei centri di accoglienza, e sono tanti, sono musulmani e i cattolici non se la passano bene se mettono in mostra i propri simboli o praticano il loro credo. Le religioni sono fatte cosí: ti fanno vedere la luce alla fine della vita, ma fanno calare la nebbia su tutto quello che viene prima. 
L´articolo di riferimento lo ho tratto da Il Foglio che di solito non brilla per imparzialitá, ma vabbé leggetelo se volete e prendetene spunto per eventuali riflessioni. 

lunedì 3 agosto 2015

Aggiornamento economia


Pare che l´economia svedese vada benino. Ormai non si capisce piú quando é bene e quando é male. La Cina con un PIL in crescita del 7% in realtá sta vivendo una forte crisi dovuta al tracollo del mercato immobiliare, per esempio. In questo quadro, l´incremento del PIL della Svezia del 3% sembra poca cosa, ma é tanto, se paragonato ad altre economie europee (sopratutto verso l´Italia) e comunque é un incremento equilibrato, secondo il mio modesto parere. Anche se anche qui é da anni che si teme lo scoppio della bolla immobiliare ma di questo magari ne parlo un´altra volta. 
Vi linko due articoli che riportano la notizia con un linguaggio piú tecnico del mio (ci vuole poco):
Il Messaggero

domenica 2 agosto 2015

Basta di Welcome to Sweden

Anni fa, una decina circa, uscí un film chiamato Borat che raccontava la storia di un kazako che andava in America. Era presentato come film umoristico ed é passata alla storia la scena di questo Borat che indossava il costume rosso di Baywatch perché lui conosceva l´America (o meglio gli Stati Uniti) solo dalla tv e la famosa serie tv dei guardaspiaggie californiani ne era l´emblema. Non so perché ma mi feci l´idea che poteva essere una genialata: un tipo bizzarro di un paese da terzo mondo che va negli States e ne scopre, ridicolizzandoli, i simboli tipici. 

Poi il film lo vidi e ne rimasi parecchio deluso perché in realtá l´unica cosa che veniva ridicolizzata era il Kazakistan stesso. Sí certo, qualche risata l´ho fatta, ma anche questa volta gli americani hanno perso l´occasione di fare un bel film con un po´ di sana autocritica, divertente per lo piú. 

Questo era il trailer che a rivederlo oggi sembra molto piú anticipatore dei contenuti del film: 

Beh, é stata fatta una serie tv di un tipo americano che si innamora di una ragazza svedese. E si trasferisce in Svezia scoprendo delle diversitá culturali notevoli. Se lo ho visto? Neanche una puntata. Purtroppo, o per fortuna, mi sono fatto condizionare dal fatto che non sarebbe stato divertente. E forse nemmeno intelligente. 
Questo é uno spezzone: 
Beh, forse ho fatto bene a non vederlo perché gli ascolti sono stati terribili e la NBC ha deciso di cancellare tutto. 


A questo punto vorrei dare la parola a Voi. C´é qualcuno che lo ha visto (uno dei pochi)? Vi é piaciuto?.